La scena dell'inferno e altri racconti (1915-1920) by Ryunosuke Akutagawa

La scena dell'inferno e altri racconti (1915-1920) by Ryunosuke Akutagawa

autore:Ryunosuke Akutagawa [Akutagawa, Ryunosuke]
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Giappone, Letteratura XX sec.
ISBN: 9788865641613
editore: Atmosphere Libri
pubblicato: 2015-12-14T23:00:00+00:00


13.

Dopo che Kazan si fu congedato, Bakin sfruttò l’eccitazione che ancora gli rimaneva per continuare il suo Hakkenden e si mise allo scrittoio come era solito fare.

Prima di riprendere il lavoro era abituato a rileggere ciò che aveva scritto il giorno prima. Così prese alcune pagine e iniziò a leggerle con calma e attenzione, rivedendo anche le correzioni aggiunte in piccolo tra le righe. Ma, chissà perché, quello che aveva scritto non corrispondeva a ciò che sentiva. Tra un carattere e l’altro si insinuava un rumore sgradevole che andava a rovinare l’armonia del quadro d’insieme.

“È perché sono nervoso” pensò. “Ma quello che ho scritto, l’ho scritto come meglio potevo”.

Rilesse tutto ancora una volta. Ma il disagio di prima non era cambiato di una virgola e, anche alla sua età, nel suo cuore iniziò a farsi strada la paura.

“Proviamo ad andare ancora un po’ più indietro”… E andò a rileggere quel che aveva scritto ancora prima. Ma fu tutto vano. Vedeva solo frasi raffazzonate, buttate giù alla rinfusa. Così provò a rileggere ancora più indietro, ma davanti ai suoi occhi si schiudevano solo capitoli incoerenti fra loro, strutturati in modo grossolano e ricchi di descrizioni inconcludenti che non comunicavano nessun tipo di emozione. Anche gli argomenti trattati si susseguivano tra loro senza alcuna logica. Quelle pagine, che gli erano costate tanti giorni di fatica, ora non gli sembravano altro che sterile verbosità.

Si sentì come trafitto nell’anima: “Non mi resta che rifarlo tutto daccapo”.

Mentre il suo cuore piangeva, si sdraiò per qualche istante, appoggiando un gomito su quelle pagine odiose. Eppure, per la forza dell’abitudine, i suoi occhi non volevano staccarsi dallo scrittoio. Era su quello scrittoio che aveva composto La luna crescente, Il sogno di Nanka e lo stesso Hakkenden. Sopra di esso c’erano una vaschetta per l’inchiostro di lavorazione cinese, una bacinella tradizionale raffigurante un drago, che usava come fermacarte, una caraffa in bronzo modellata in guisa di rospo, un piccolo paravento in celadon decorato con l’immagine di uno shishi65 avvolto dalle peonie e un portapennelli rifinito con figure di orchidee di bambù. Si era affezionato a tutti quegli oggetti che lo accompagnavano da tempo immemore nelle sue fatiche creative. Ora che li osservava non poteva fare a meno di provare uno sgradevole senso di inquietudine, essenzialmente perché la fiducia nelle sue capacità iniziava a vacillare. I suoi fallimenti attuali gettavano come un’ombra sinistra sull’impegno profuso per una vita intera.

“Fino a oggi ho sempre pensato di stare scrivendo un capolavoro senza eguali in tutto il Giappone. Ma forse era solo la presunzione di una persona qualunque”.

In preda allo sconforto, si sentì schiacciato da un insopportabile senso di solitudine. Il rispetto nei confronti dei venerati geni letterari cinesi e giapponesi non gli era mai mancato, ma verso i suoi insignificanti colleghi contemporanei univa la presunzione a un’estrema arroganza. Uno così avrebbe mai potuto riconoscere che dopotutto possedeva le loro stesse capacità e che nutriva verso se stesso una ancora più discutibile indulgenza? Come se non bastasse, il suo ego era troppo orgoglioso per rifugiarsi nell’“illuminazione” o nella “rassegnazione”.



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