La sposa americana by Mario Soldati

La sposa americana by Mario Soldati

autore:Mario Soldati [Soldati, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788804555803
Google: tjn86yWGP_YC
editore: Mondadori
pubblicato: 2007-02-19T23:00:00+00:00


9

Eravamo ancora così giovani, Edith ventitré anni io trenta! A quell'età, se si fanno programmi per un futuro anche prossimo, si pensa soltanto a ciò che preme nel momento in cui si fanno. Desideravamo tanto essere in California che una volta alla Malpensa, salutati Vaclav e Anna, eravamo passati all'ufficio della T.W.A. e avevamo fissato senz'altro per il 27 agosto, cioè con tre mesi di anticipo, il nostro volo da Milano a New York, e per subito dopo quello a San Francisco, con due sole ore di attesa all'aeroporto. A Edith non era neanche passato per la testa che avrebbe voluto rivedere i suoi genitori!

Naturalmente, abbiamo finito per cambiare idea. Siamo partiti una settimana prima e ci siamo fermati qualche giorno a Willimantic, pernottando in un albergo di Hartford, e poi a New York. Anna, che per caso quel giorno era libera dal lavoro, era venuta a prenderci all'aeroporto con il suo car. Il papà e la mamma di Edith stavano bene. Vaclav non c'era: era davvero in Giappone insieme al suo comandante. Figurarsi che Anna per qualche tempo aveva creduto che la portassero con loro. Il comandante, senza impegnarsi, glielo aveva fatto sperare. Ma Anna era stata costretta a rinunziare, perché la ditta di Hartford non le concedeva un'altra vacanza. Così il comandante, con Anna, aveva fatto bella figura a buon mercato. Forse non era stato sincero nella sua mezza promessa, forse Vaclav lo aveva avvertito che quasi sicuramente non sarebbe stato nell'obbligo di mantenerla. Questo, almeno, sosteneva Anna. E Edith, vedendola amareggiata, la invitò a farci compagnia a New York per due giorni, fino a quando saremmo ripartiti per San Francisco. Ma Anna, malgrado le insistenze di Edith, rifiutò a causa del lavoro.

Mi pareva di indovinare, tra le due grandi amiche, per la prima volta un dissenso ambiguo, nervoso, un'irritazione superficiale. Le finanze mie e di Edith non erano brillanti e non potevano fare invidia a Anna. Anna sapeva che Edith era venuta in Italia con tutti i suoi risparmi e che io le avevo impedito di intaccarli. Non ignorava, però, che adesso, in America, voleva pagare lei i conti degli alberghi. Edith dall'Italia aveva già scritto a Berkeley, facendo domanda per venire ammessa a corsi regolari di accounting: era decisa a prendere il diploma e lavorare. Il mio stipendio bastava a mantenere me e lei decorosamente, se non largamente. Questo estremo bisogno di indipendenza economica, Edith lo provava per natura ancora più che per influenza di un'educazione e di un costume comune a tutte le ragazze americane. Era strano, in ogni modo, che Anna si sentisse inferiore.

Al bar dell'albergo di Hartford, l'ultima sera, arredamento falso-chippendale, profondi divani di gomma, luci rosso cupe, Edith era tornata alla carica perché Anna venisse con noi a New York: trovasse una scusa con lo Shop, si desse malata per due giorni:

«Diglielo anche tu, Edoardo! Se lei ci accompagna in macchina e mette la benzina, siamo pari e ci fa un favore. È così stupida questa ostinazione da parte sua. Diglielo!»

Mi rivolsi



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