La strana scomparsa del Signor Goody by Natalie Babbitt

La strana scomparsa del Signor Goody by Natalie Babbitt

autore:Natalie Babbitt [Babbitt, Natalie]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858520932
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


9

C’è qualcosa nell’aria di primavera, soprattutto in quelle mattinate che seguono a un’intensa pioggia notturna, che fa sembrare qualunque problema meno complicato. Hercules Feltwright sporse la testa fuori dalla finestra della sua camera da letto e annusò. Il cielo era completamente sgombro di nubi e il cespuglio di lillà appariva particolarmente vigoroso. Un’ape mattiniera gironzolava attivamente tra i fiori. Nel cortile sottostante, il cervo di ferro, dove il sole non l’aveva ancora raggiunto, era ornato di scintillanti goccioline di pioggia.

– Questa è la giornata perfetta per agire – disse Hercules a se stesso. – Se solo sapessi che cosa fare, però –. Tirò dentro la testa e cominciò a vestirsi. L’unica cosa chiara era ciò che non doveva assolutamente fare. Non avrebbe raccontato a Willet della seduta spiritica. Non ancora, almeno. Prima voleva pensarci su. Dopotutto… una seduta spiritica! Non era affatto sicuro di crederci, ora che la luce del mattino inondava la stanza.

Dopo colazione, aggirate abilmente alcune domande della signora Tidings, fu di nuovo il momento delle lezioni. – Il problema è – disse Hercules a Willet – che non ho idea di quanto tu abbia già imparato. E devo scoprirlo prima di decidere che cosa insegnarti –. Willet lo guardò, in attesa. – Dunque – disse Hercules – cominciamo dall’ortografia. Voglio che tu vada in giro per la casa e scriva un elenco delle cose che vedi. Capisci, come sedia, tavola, finestra. Poi io lo controllerò attentamente per vedere se hai fatto errori.

– Va bene – disse Willet. – Da dove comincio?

– Be’, – rispose Hercules – perché non cominci da sopra? È un posto come un altro.

Willet corse via allegramente e Hercules si sedette in soggiorno per riflettere sulla seduta spiritica. Per qualche motivo, però, gli era difficile concentrarsi. A disagio, girò la testa cercando di capirne il perché e si trovò a fissare gli occhi stanchi di vivere di una piccola statua di marmo che si trovava su un elegante tavolinetto vicino a lui. Rappresentava un gentiluomo annoiato, dall’aria altezzosa, vestito con una toga e seduto comodamente su una specie di sgabello, o forse su un ceppo d’albero. Hercules si accorse che, involontariamente, le sue gambe, avvolte nei soliti pantaloni trasandati, stavano cercando di imitare la posizione dell’uomo della statuina e, infastidito, le bloccò immediatamente. «Se questa casa l’avesse vinta» pensò «mi trasformerebbe in un vero damerino». Voltò la statuina in modo che non lo potesse più guardare e si rimise a riflettere. Ma la stanza in cui era seduto era molto elegante. Lo opprimeva. E, prima che se ne rendesse conto, i suoi pensieri scivolarono in una visione fantastica, simile a quella che aveva avuto il primo giorno vicino al cancello d’entrata. La sala era piena di irreali signore alla moda con elaborate acconciature e lui in persona, in perfetto abito da sera, stava tra loro incurante, fumando un grosso sigaro. – Sì, sì, – sentì se stesso che diceva – è un grande peso essere così ricchi, ma che cosa ci si può fare! – E le signore alla moda mormorarono parole di comprensione.



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