La tempesta di luce by Giulio Leoni

La tempesta di luce by Giulio Leoni

autore:Giulio Leoni [Leoni, Giulio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2023-09-04T22:00:00+00:00


A via Nazionale i varchi erano aperti, imboccai la strada in discesa saltellando sul pavé dissestato, poi superato il Traforo piegai verso via dei Serpenti. Alle spalle cresceva il suono di una sirena, sempre più vicina fino ad affiancarmi. Temevo che la volante stesse per intimarmi l’alt, invece mi superò per sparire dietro il primo angolo. Lo superai anch’io e inchiodai di colpo, premendo con tutta la forza sul pedale del freno, con la Lambretta che si metteva di traverso.

Davanti al Galba era tutto un luccichio di luci azzurrine intermittenti, almeno quattro auto della polizia e il furgone della mortuaria, fermi sul marciapiedi davanti all’ingresso dell’hotel.

Parcheggiai alla meglio la Lambretta e percorsi gli ultimi metri a piedi, fin quasi alla bussola dell’ingresso. Lì accanto c’era la signora Ornelia, in vestaglia e pantofole, che si torceva i polsi per l’angoscia.

«Professore, professore, che cose!» esclamò vedendomi. Accennò un passo nella mia direzione, prima di essere fermata bruscamente da un agente che usciva proprio in quel momento, seguito da due portantini che trasportavano un corpo nascosto sotto un telo sporco di sangue.

Provai una stretta al cuore. Non poteva essere vero, non poteva essere lei, non poteva essere Krim. Incurante di ogni disposizione e degli urlacci dell’agente mi avvicinai alla barella e scoprii il volto del morto.

Non erano il volto angelico e i capelli dorati di Krim. Seppure alterati dalla vasta ferita alla fronte, e dal sangue che li ricopriva, riconobbi subito i tratti scarni del turco napoletano di Berlino. Colò aveva la bocca digrignata in una smorfia e gli occhi ancora semiaperti. Con un sospiro di sollievo il cuore tornò a battere. Cominciavo a riprendere il controllo di me stesso quando una voce di nuovo mi raggelò il sangue.

«Lei! Cosa fa qui?»

Mi voltai di scatto e mi trovai davanti, all’altezza del petto, il viso atteggiato a un’espressione arcigna di una donna ancora giovane, alta poco più di un metro e mezzo, infagottata in una divisa della polizia di una, se non due, taglie più grandi e un berretto che le scendeva fin quasi sul naso. Pippi!

Certo che era lei! L’ispettrice con cui avevo avuto a che fare qualche tempo prima, per una questione che adesso non è il caso di ricordare. Una visione che avrebbe potuto destare una certa ilarità, come se per sbaglio fossi capitato sul set di una serie per bambini di cinquanta anni fa. Ma non in quel momento, e nel contesto drammatico in cui avveniva.

Pippi non doveva aver serbato un’idea benevola di me, vista la poco cordiale formula di saluto. Quanto a quell’incontro del tutto imprevedibile, Roma sembra una città tanto grande ma ha la fastidiosa caratteristica di facilitare in modi misteriosi le coincidenze indesiderate, quasi che dietro le vestigia imperiali si nascondesse una sorta di grande imbuto in cui tutto finisce per affollarsi, come in un paesetto di provincia. Strappa un appuntamento all’amante, in un posto che più fuorimano non è possibile, e a un’ora in cui dovrebbe esserci solo il deserto, e puoi giurare che incontrerai qualcuno



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