La vita oltre by Sconosciuto

La vita oltre by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2018-11-27T23:00:00+00:00


* * *

Cagliari mi sembrava una città enorme, al mio ritorno a casa dal collegio. Una metropoli. Siamo tornati insieme a casa, io e Piero.

A San Michele si cresceva in fretta, e a quattordici anni eri già scafato, l’innocenza era andata via spazzata dalla cruda realtà. La realtà di casa, dove ci tappavamo le orecchie per non sentire le urla rabbiose di mio padre e mia madre, e la realtà della strada, dove eravamo tutti figli della povertà, del quartiere più malfamato e disgraziato di Cagliari. Era normale non fare nulla tutto il giorno, era normale fumarsi le canne e vendere il fumo, Piero cominciò a spacciare in piazza San Michele, quando passavo mi chiamava con grandi gesti «Uhè Robby!» mi offriva le sue sigarette speciali perché io ero il suo amico, a me le dava gratis, ma io rifiutavo, trovavo sempre scuse e tiravo dritto. Volevo andar via da quel posto, e poi non volevo rogne con mia madre. I genitori di Piero se ne fregavano se i figli stavano in strada, anche tardi, e quello che succedeva succedeva, non così mia madre, la sera tutti a casa, non voleva vedere figli giù, a volte ci picchiava a colpi di bastone, «piuttosto ti ammazzo io che farti finire in strada», ci diceva, benedette bastonate, se ci ripenso, ci hanno salvato tutti.

A quindici anni si è presentata un’occasione incredibile, ha bussato letteralmente a casa nostra. C’erano due compaesani, una coppia che aveva fatto fortuna in Francia e aveva aperto diversi ristoranti-pizzerie. Mio fratello Rinaldo, il grande, era già andato a lavorare da loro e adesso cercavano un aiuto pizzaiolo. Erano venuti a chiedere a mio fratello Franco se voleva andare. Ma lui ha titubato, non voleva lasciare la mamma sola col babbo. Io mi sono fatto avanti al volo, e siccome la coppia esitava, «ma tu sei piccolo, non hai neanche quindici anni», io ho millantato che sapevo fare molte cose, dalle pulizie al cameriere, e alla fine li ho convinti. E sono partito.

La Francia, allora, nel 1972, era l’America.

Già prendere il volo Cagliari-Roma e poi Roma-Parigi, da solo, era come fare il giro del mondo, mi rendevo conto che la mia vita stava cambiando, che il mio tempo era diverso da quello dei miei genitori, se pensavo che per mia madre era impossibile fare poco più di cento chilometri per venirmi a trovare in collegio, che per lei quella distanza era incolmabile, soprattutto mentalmente, e io invece stavo volando verso l’ignoto. A Parigi mi vennero a prendere i proprietari e mi portarono a Vitry-le-François nel dipartimento della Marna. Lì c’era la pizzeria. Tutto era più grande lassù, più bello, sapeva di lusso, di bella vita, e la gente sembrava felice. Mi colpì il fatto che si mangiava di tutto, a volontà. Io ero abituato ai minestroni di mia madre, e la carne, se andava bene ali di pollo, la vedevamo una domenica sì e una no. Il lavoro non era complicato. Cominciai come aiuto pizzaiolo finché non presi pratica con la lingua un minimo.



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