L'adolescente by Fedor Dostoevskij

L'adolescente by Fedor Dostoevskij

autore:Fedor Dostoevskij [Dostoevskij, Fedor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2013-12-09T23:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO

I

Mi svegliai la mattina dopo verso le otto, immediatamente chiusi a chiave la porta e mi misi a pensare. Rimasi lì così fino alle dieci. La serva bussò due volte alla mia porta, ma io la cacciai. Infine, quand’erano ormai quasi le undici, bussarono di nuovo. Feci per urlare ancora, ma era Liza.

Assieme a lei entrò anche la serva che mi portava il caffè e si accinse ad accendere la stufa. Scacciare la serva era impossibile e, durante tutto il tempo che Fëkla impiegò per mettere la legna nella stufa e accendere il fuoco, io camminai su e giù a grandi passi per la mia piccola stanza senza decidermi a parlare e sforzandomi perfino di non guardare Liza. La serva faceva le sue cose con indicibile lentezza, e faceva così di proposito, come tutte le serve nei casi del genere, quando si accorgono che con la loro presenza impediscono ai padroni di parlare. Liza si era seduta su una sedia accanto alla finestra e mi osservava.

«Il caffè si raffredda», mi disse a un tratto.

Io la guardai: neppure il più piccolo segno di imbarazzo, una serenità assoluta, e sulle sue labbra c’era perfino un sorriso.

«Tutte così le donne!», non riuscii a trattenermi e scrollai le spalle.

Finalmente la serva riuscì ad accendere la stufa e si accingeva a riordinare, ma io con tono irritato la cacciai fuori e finalmente riuscii a richiudere a chiave la porta.

«Dimmi, per favore, perché hai chiuso di nuovo a chiave la porta?».

Mi piantai davanti a lei:

«Liza, avrei mai potuto pensare che mi avresti ingannato a tal punto?», esclamai improvvisamente, senza che neppure mi fosse passato per la testa che avrei cominciato a quel modo, e questa volta non furono lacrime, ma non so che sentimento di rabbia mi punse improvvisamente il cuore, tanto che neppure me lo aspettavo. Liza arrossì, ma non mi rispose, limitandosi a continuare a guardarmi diritto negli occhi.

«Aspetta, Liza, aspetta! Oh, come sono stato stupido! Ma sono stato stupido davvero? Avrei potuto capirlo? È soltanto ieri che tutti gli indizi si sono ammassati assieme, ma prima di allora, da che cosa avrei potuto capirlo? Dal fatto che andavi dalla Stolbéeva e da questa… Dar’ja Onìsimovna? No, tu per me eri il sole, Liza, come avrebbe mai potuto venirmi in testa qualcosa? Ricordi come ti incontrai quella volta, due mesi fa, da lui, nel suo appartamento, e come poi io e te abbiamo camminato al sole ed eravamo felici… allora era già successo? Era successo?».

Ella mi rispose con un cenno affermativo del capo.

«Dunque anche allora tu già mi ingannavi! Qui non è stata la mia stupidità, Liza, qui la causa è stata piuttosto il mio egoismo, e non la mia stupidità, l’egoismo del mio cuore e… e, forse, la mia fede nella santità.

Oh, io sono sempre stato convinto che tutti voi foste persone infinitamente più elevate di me, ed ecco! Infine ieri, in un solo giorno, non sono riuscito nemmeno a raccapezzarmi, nonostante tutti gli indizi… Del resto ieri avevo tutt’altro per la testa!».



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