L'arte di portare il soprabito by Sergi Pàmies

L'arte di portare il soprabito by Sergi Pàmies

autore:Sergi Pàmies [Pàmies, Sergi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Per favore

Sono arrivati di buon’ora: due ragazze e tre ragazzi, stipati in una Hyundai presa a noleggio guidata da mio figlio. Hanno scaricato il materiale e, come convenuto per telefono, hanno occupato quello che chiamiamo giardino e che in realtà è uno spiazzo di sterpaglie convertito in magazzino di oggetti moribondi. Mio figlio l’ho visto più taciturno, ma è un’impressione che non mi è nuova e dipende dal ricordo mitizzato che ho di quando era piccolo e rideva di continuo. Gli ho lasciato ciambelle e caffè sul tavolo del soggiorno nel caso in cui vogliano fare colazione, e mi sono rifugiato nello studio, abbastanza lontano da non disturbare e abbastanza vicino da avere una buona visuale delle riprese. Mio figlio non mi ha presentato i suoi amici, che si sono limitati a salutarmi a distanza e a mantenere l’atteggiamento da futuri cineasti tenebrosi che li caratterizza. Di tanto in tanto si avvicinano per chiedermi qualcosa senza dire per favore: un accendino, un’ascia, soldi del Monopoli, corda, un assorbente. Io cerco di soddisfare le loro richieste senza dire niente che possa infastidirli. Mentre andavo avanti e indietro, ho visto che quasi tutte le prese del soggiorno e della cucina sono occupate dai caricabatterie, probabilmente di cellulari e videocamere.

Da quando vivo in questa casa ho perfezionato il mio talento nel far finta di lavorare fino a raggiungere la massima improduttività. Passo le ore, i giorni e le notti a naufragare su internet, a concatenare onde che mi allontanano dalla traduzione – un saggio sulla pneumologia infantile – che avrei dovuto finire tre settimane fa. La casa editrice non me l’ha ancora chiesta, però, quanto più colpevole mi sento di non rispettare la scadenza, tanta meno energia ho per finirla. Con le finestre aperte, tento di cogliere al volo i dialoghi dei personaggi del cortometraggio. Mi sa che sto diventando sordo, perché riesco solo a distinguere gli ordini più ovvi, azione e stop, pronunciati da mio figlio. Il resto delle frasi produce un mormorio impenetrabile, deliberatamente mal vocalizzato, interrotto da risate che sembrano più di autocompiacimento che di allegria. Ogni tanto mi alzo, mi avvicino alla finestra e li guardo senza nascondermi. Provo a ritrovare il movimento degli attori nel copione delle due scene che mio figlio mi aveva inviato per e-mail dopo avermi chiesto per telefono se poteva utilizzare la casa per girare. Ricordo che, prima di riagganciare, mi aveva detto «Ah, a proposito: tu dovresti fare il morto», così, senza aggiungere per favore.

Dopo aver ascoltato le indicazioni di mio figlio, mi sforzo per non contrariarlo. Vederlo dirigere e dare ordini e consigli ci causa un disagio reciproco. Questo dev’essere il motivo per cui ha lasciato il mio intervento per la fine, dopo una mattinata produttiva e senza imprevisti. In contesti diversi da quelli abituali, proviamo tutti un leggero imbarazzo nel mostrarci così come siamo davanti alla nostra gente. Cosciente di questa discordanza, ho adottato un atteggiamento professionale, da solerte figurante. Quando il regista mi ha chiesto di sdraiarmi per terra e



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