Latinoamericana by Ernesto Che Guevara

Latinoamericana by Ernesto Che Guevara

autore:Ernesto Che Guevara
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
pubblicato: 2011-04-16T16:00:00+00:00


Il lago del Sole

Il sole sacro mostrava solo una parte della sua grandezza, poiché le lingue di terra che delimitano la baia su cui sorge Puno lo nascondevano alla nostra vista. Qualche zattera di legno galleggiava sulle acque calme e alcune barchette di pescatori si allineavano verso lo sbocco. Il vento era molto freddo e il cielo plumbeo e greve sembrava adeguarsi al nostro stato d’animo. Certo, eravamo arrivati direttamente al paese, senza fermarci a Ilave, e avevamo trovato alloggio provvisorio nella caserma e un buon pasto, ma ormai tutto questo stava finendo: il comandante, con le buone maniere ci aveva messi alla porta, spiegando che quello era un posto di frontiera e lì vigeva l’assoluto divieto di pernottamento ai civili.

Però non volevamo andarcene senza aver conosciuto bene il lago, così ci incamminammo verso il molo per vedere se trovavamo la maniera di farci portare fuori della baia per poterlo ammirare in tutta la sua grandezza. Ricorremmo a un interprete per formalizzare la questione, dato che tutti i pescatori, di pura razza aymarà, ignorano completamente il castigliano. Per la modica somma di cinque soles riuscimmo a farci trasportare assieme alla premurosa guida che si era accodata, e avremmo fatto persino un tentativo di bagno nelle acque del lago, rinunciando appena saggiata la temperatura con la punta del dito mignolo (nonostante Alberto si fosse esibito in una serie di gesti spettacolari, togliendosi gli scarponi e i vestiti, e ovviamente rimettendoseli subito dopo).

Come puntini disseminati sull’immensa superficie grigia, emergeva una serie di isole in lontananza; la guida ci raccontò della vita dei pescatori che le abitano, alcuni dei quali hanno a malapena visto un bianco in tutta la loro vita e vivono attaccati alle loro abitudini ancestrali, mangiando le stesse cose, facendo lo stesso tipo di pesca esattamente come cinquecento anni fa, e mantenendo incontaminati abbigliamento, riti e tradizioni.

Una volta rientrati in porto, ci siamo diretti a una delle barche che compiono il tragitto fra Puno e un porto boliviano, per cercare di procurarci un po’ di mate che ormai scarseggiava; ma nella zona settentrionale della Bolivia il mate quasi non si usa, per cui non ne avevano neppure mezzo chilo e a malapena sapevano cosa fosse. Di passaggio, abbiamo ammirato il bastimento costruito in Inghilterra e armato lì, di un lusso in contrasto stridente con la generale povertà della regione.

Il nostro problema dell’alloggio trovò una soluzione nella Postazione della Guardia civile, dove un sottotenente molto gentile ci sistemò nell’infermeria, tutti e due in un solo letto, ma ben coperti. Al mattino seguente, dopo una visita alla cattedrale, piuttosto interessante, abbiamo trovato un camion per proseguire alla volta del Cuzco.

Avevamo una raccomandazione per il dottor Hermosa, un ex leprologo che viveva laggiù, fornitaci dal medico di Puno.



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