Le avventure del Barone di Munchhausen by Rudolf Erich Raspe Gottfried Bürger

autore:Rudolf Erich Raspe, Gottfried Bürger [Rudolf Erich Raspe, Gottfried Bürger]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti Junior
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

XIX

Avventure del Barone di Münchhausen all’assedio di Gibilterra

Durante l’ultimo assedio di Gibilterra, m’imbarcai su una flotta comandata da Lord Rodney e destinata a vettovagliare quella fortezza; volevo render visita al mio vecchio amico, il generale Elliot, che guadagnò alla difesa di quella piazza degli allori che il tempo non potrà far appassire.

Dopo aver concesso qualche istante all’espansione dell’amicizia, percorsi col generale la fortezza, per prender visione dei lavori e delle disposizioni del nemico. Avevo portato da Londra il mio eccellente telescopio a specchio, comperato da Dollon. Grazie a questo strumento scopersi che il nemico puntava, proprio sul bastione su cui ci trovavamo, un pezzo da trentasei.

Lo dissi al generale che verificò il fatto e vide che non m’ingannavo. Col suo permesso mi feci portare un pezzo da quarantotto della batteria vicina e lo puntai così giusto (poiché per quel che riguarda l’artiglieria posso dire senza vantarmi che non ho ancora trovato il mio maestro) che ero sicuro di colpire nel segno.

Mi misi quindi ad osservare, colla più grande attenzione, i movimenti dei cannonieri nemici e, al momento in cui accostavano la miccia alla fiamma, diedi ai nostri il segnale di far fuoco: le due palle giunte a metà della loro traiettoria s’incontrarono e s’urtarono con una violenza terribile che produsse il più straordinario effetto.

La palla nemica ritornò così rapidamente indietro che non soltanto sfracellò la testa del cannoniere che l’aveva spedita, ma decapitò anche altri sedici soldati che fuggivano verso la costa dell’Africa.

Prima di raggiungere il paese di Barbaria, spezzò l’albero maestro di tre vascelli che si trovavano allineati nel porto, uno dietro l’altro; penetrò a duecento miglia inglesi nell’interno delle terre; fece sprofondare il tetto d’una capanna di contadini; e dopo aver levato a una povera vecchia, che dormiva là dentro sul dorso, l’unico dente che le restava, si fermò finalmente nella sua gola.

Il marito, tornato poco dopo, cercò di estrarre la palla; non potendo riuscirvi, ebbe la felice idea di ficcarla con un maglio giù nello stomaco della moglie, da cui uscì, dopo qualche tempo, per la via naturale.

Non fu questo il solo servigio che ci rese la nostra palla; essa non si contentò di ricacciare nel modo che ho raccontato quella del nemico; ma continuando il suo cammino, sollevò dal suo affusto il pezzo puntato contro di noi e lo lanciò con tal violenza contro lo scafo del bastimento, che quest’ultimo imbarcò una gran massa d’acqua e affondò a poco a poco con un migliaio di marinai e un gran numero di soldati di marina che vi si trovavano.

Fu senza dubbio un fatto straordinario. Non voglio tuttavia attribuirne il merito unicamente a me. È vero che l’onore della prima idea spetta alla mia sagacia, ma il caso, in una certa proporzione, mi secondò. Così mi accorsi, a cose fatte, che il nostro pezzo da quarantotto aveva ricevuto doppia carica di polvere; di qui l’effetto meraviglioso prodotto sulla palla nemica e la straordinaria portata del nostro proiettile.

Il generale Elliot, per ricompensarmi di questo segnalato servigio, m’offrì un brevetto

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