Le illusioni del postmodernismo by Terry Ealgeton

Le illusioni del postmodernismo by Terry Ealgeton

autore:Terry Ealgeton [Ealgeton, Terry]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Soggetti

Il soggetto postmoderno, a differenza del suo antenato cartesiano, è un soggetto il cui corpo è parte integrante della sua identità. Da Bachtin al Body Shop, da Lyotard alla calzamaglia, il corpo è diventato uno degli assilli più ricorrenti del pensiero postmoderno. Membra mutilate, torsi martoriati, corpi celebrati o incarcerati, castigati o desideranti: le librerie sono piene di questi fenomeni, e vale la pena di chiederci perché.

La sessualità, come ha annunciato Philip Larkin, ebbe inizio negli anni Sessanta, in parte come estensione della politica radicale in sfere che essa aveva deplorevolmente trascurato. Ma con il graduale riflusso delle energie rivoluzionarie, l’interesse per il corpo venne a prenderne il posto. Leninisti di un tempo erano adesso lacaniani tesserati, e tutti si spostavano dalla produzione alla perversione. Il socialismo di Che Guevara lasciò il campo alla somatica di Foucault e di Fonda. Nel nobile pessimismo gallico del primo, distinto dai suoi aspetti più immediatamente politici, la sinistra poté trovare una sofisticata giustificazione della propria paralisi politica. Il feticcio, per Freud, è ciò che surroga un vuoto intollerabile; e si può fondatamente sostenere che la sessualità è ora diventata il feticcio più in voga. Il discorso che per primo lanciò in grande stile il concetto di feticismo sessuale ne è diventato a sua volta un fulgido esempio. Da Berkeley a Brighton, non c’è niente di più stimolante del sesso; e l’interesse per il benessere fisico ha assunto un’intensità nevrotica. I conservatori, si sa, sono stati spesso ossessionati dall’argomento della sessualità, considerando la morale come qualcosa che riguarda l’adulterio piuttosto che gli armamenti, la devianza sessuale piuttosto che la morte per fame; e viene da chiedersi se certi postmodernisti non si stiano mutando in una loro brutta immagine speculare.

Il corpo, dunque, ha costituito insieme un vitale accrescimento della politica radicale e un generale spostamento della medesima. C’è nei discorsi sul corpo una sorta di fascinoso materialismo che compensa certi filoni di materialismo più classici, ora ridotti a mal partito. In quanto fenomeno tenacemente locale, il corpo si accorda bene con l’avversione postmoderna per le grandi narrazioni, e altrettanto bene con l’amore pragmatista per il concreto. Poiché so dove si trova il mio piede sinistro in un determinato momento senza bisogno di usare la bussola, il corpo offre uno strumento cognitivo più intimo e interno di una razionalità illuministica ora molto spregiata. In questo senso, una teoria del corpo corre il rischio di essere contraddittoria, recuperando per la mente proprio ciò che era inteso a ridimensionarla. Ma il corpo, se ci fornisce un poco di certezza sensibile in un mondo sempre più astratto, è anche qualcosa di elaboratamente codificato, e quindi soddisfa altresì la passione intellettuale per la complessità. È la cerniera tra natura e cultura, che offre sicurezza e sottigliezza in pari misura. E in effetti è curioso come l’epoca della postmodernità sia stata caratterizzata a un tempo da un allontanamento dalla natura e da uno slancio verso di essa. Da un lato, oggi tutto è culturale; dall’altro, dobbiamo redimere dall’arroganza della civiltà una natura oltraggiata.



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