Le meraviglie del parto by Alessandra Foscati

Le meraviglie del parto by Alessandra Foscati

autore:Alessandra Foscati [Foscati, Alessandra]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-09-18T12:00:00+00:00


1. Animali fantastici nell’utero: rane, gufi, ratti, arpie.

Il termine «mola» è in uso ancora oggi, accompagnato dall’aggettivo «idatiforme» a indicare un’anomalia del concepimento5. Fin dall’antichità medici e filosofi della natura mostrarono interesse per il fenomeno e le sue origini, tanto che la prima menzione si trova già nel Corpus Hippocraticum, in cui la mola viene descritta come una massa carnosa generata da una combinazione di sperma difettoso e mestruo (consideriamo che il mestruo era ritenuto la materia da cui prendeva forma, e poi si nutriva, il feto). La troviamo descritta nei testi di filosofia naturale di Aristotele e anche nella Naturalis Historia di Plinio per il quale la mola sarebbe stata il prodotto di un concepimento della sola donna, in assenza del rapporto con l’uomo, e per questo avrebbe avuto una vita simile a quella di una pianta6.

Nella maggior parte delle fonti medievali è descritta come una massa carnosa che provocava nella donna gli stessi sintomi della gravidanza, tra cui l’interruzione delle mestruazioni, il gonfiore del ventre, la percezione di un peso se non addirittura di movimenti nell’addome. A differenza del normale prodotto del concepimento, però, la mola poteva rimanere nell’utero per lungo tempo, per anni, se non per tutta la durata della vita della donna, con gravi ripercussioni sulla sua salute. Fino al momento del parto era difficile distinguerla da una vera gravidanza, oppure da un qualsiasi rigonfiamento dell’addome formato da liquidi o da ventosità.

Riguardo alla sua genesi, nel Medioevo, è all’opera di Avicenna che si deve fare riferimento, per la sua influenza riguardo alle teorie sulla generazione. Questi conciliò le due teorie dominanti sulla formazione del feto: quella aristotelica, che voleva che solo lo sperma maschile avesse un ruolo attivo mentre la donna metteva passivamente a disposizione la materia mestruale, e quella ippocratico-galenica, per cui entrambi i semi (anche quello che si pensava emettesse la donna) avevano un ruolo attivo. Per il medico persiano, comunque, la mola era normalmente generata solo dal cosiddetto sperma femminile che spesso era emesso a seguito di un sogno erotico. Poteva formarsi anche nel corso di un rapporto con l’uomo, ma il seme di quest’ultimo sarebbe stato comunque escluso7. L’idea che la generazione della mola potesse dipendere esclusivamente dalla donna divenne dominante nel Medioevo: sorta di prodotto di una partenogenesi incompleta, era causa della formulazione di un giudizio negativo sulla moralità delle donne che la partorivano, in quanto prede di pensieri lascivi.

Diversi autori di testi medici del XIV e XV secolo riconobbero alla mola una precisa forma e soprattutto una vera e propria vitalità. È il caso di Bernard de Gordon, che, nel ricordare che era chiamata anche arpia o frater lombardorum (fratello dei lombardi), spiega come venisse generata soprattutto dalle donne lombarde, poiché soggette piú di altre a un duro lavoro, e da quelle pugliesi, per la loro abitudine a nutrirsi di frutta e di erbe8. Arpia e frater lombardorum sono i nomi indicati anche dal medico Jean de Tournemire, il quale aggiunge che la mola si presentava come un essere con gli artigli e il naso appuntito come quello di un ratto9.



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