Le Selve Ardenti by Emilio Salgari

Le Selve Ardenti by Emilio Salgari

autore:Emilio Salgari
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
Tags: Letteratura italiana
pubblicato: 2016-07-07T00:00:00+00:00


LA SCOTENNATRICE

Nube Rossa ed i suoi guerrieri si erano affrettati a lasciare la grande caverna degli atabask, spingendosi brutalmente innanzi i quattro prigionieri i quali, d'altronde, non pensavano a ribellarsi conoscendo troppo la crudeltà degli uomini rossi.

Attraversato l'istmo, la banda si arrestò dinanzi ad un gigantesco zatterone che era stato saldamente legato ad alcuni grossi alberi.

Nube Rossa, sempre sospettoso, osservò attentamente il fiume, poi disse ai suoi uomini:

– Montate.

John lo guardò in viso, chiedendogli con voce un po' beffarda:

– Dove ci conduci?

– Da mia figlia. È un bel po' che ti aspetta, o meglio che vi aspetta. Hug!... Sarà ben contenta di vedervi.

Il vecchio e terribile capo dei corvi accompagnò le ultime parole con un sogghigno da giaguaro che sta per precipitarsi sulla preda, poi facendo un gesto maestoso, aggiunse:

– Vedrete quale trattamento vi farà. Sarete i sackems della festa.

– Al palo della tortura, è vero, vecchio brigante!... – gridò Harry, scattando.

– Hug!... Mio fratello bianco non sa quello che si dica. Avrete invece maiz condito con grasso d'orso fresco, carne di bisonte a volontà, lamponi selvatici ed anche del whisky.

– Canaglia!... Ci burli.

– No, e poi, basta. Io non amo le chiacchiere. Sono vecchio. Montate!...

I quattro prigionieri furono sollevati quasi di peso e scaraventati brutalmente sul zatterone.

Dodici guerrieri, armati di tomahawaks li circondarono, mentre gli altri afferravano delle lunghe pertiche.

La corrente era impetuosissima, essendo la rapida poco lontana, e continuava a trascinare grosse lastre di ghiaccio le quali si spaccavano con mille scricchiolii contro la zattera. Nondimeno gl'indiani, puntando fortemente, la fendevano senza correre il pericolo di venire attratti dall'abisso rumoreggiante a così breve distanza. Vivendo sui grandi corsi d'acqua dell'America centrale degli Stati del Nord, erano non solamente arditi guerrieri, bensì anche abilissimi barcaioli.

Lo zatterone, dopo aver corso però parecchie volte il pericolo di essere attratto dalla furia della corrente, toccò la riva opposta della fiumana.

Cinquanta e più cavalli erano là, guardati da una decina di pellirosse, sempre pronti a ripartire.

Nube Rossa fece sbarcare i quattro prigionieri e li fece legare sulle groppe dei quattro più robusti cavalli, colle gambe volte verso la coda e la testa appoggiata al collo.

Avevano così abbondato di lazos gl'indiani, che i disgraziati prigionieri si trovavano quasi nella impossibilità di fare il più piccolo movimento.

– Ehi, vecchio brigante!... – non poté trattenersi dal gridare Harry. – Ci tratti come salsicciotti di bisonte?

– Taci, uomo bianco – rispose ruvidamente il sackem dei corvi. – Il padrone ora sono io.

– Crepa, cane!...

– Manitou mi ha promesso di veder morire mia figlia e quella è una giaguara che non si prenderà facilmente.

– Tu lo credi? – urlò John.

– Certo.

– E gli americani che ti danno la caccia li hai dimenticati?

Il vecchio corvo ebbe un sussulto, quasi uno spasimo, poi riprendendo il suo sangue freddo rispose:

– Hug!... Sono lontani i «Larghi coltelli dell'Ovest». I lupi bianchi chiudano la bocca e non cerchino di ribellarsi, perché noi lavoreremo prontamente coi tomahawaks.

– Crepa, vecchia canaglia!... – urlò Harry, furibondo.

– Più tardi, quando il buon Manitou lo vorrà – rispose il sackem con un sogghigno feroce.



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