Le stanze segrete by Luigi Guicciardi

Le stanze segrete by Luigi Guicciardi

autore:Luigi Guicciardi [Luigi Guicciardi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: 978-88-98130-22-1
pubblicato: 2014-05-14T16:00:00+00:00


20

C’è poca gente, ma può essere perché è sabato pomeriggio, e siamo all’ultimo weekend di giugno. Oppure perché l’Aretèha riaperto i battenti solo ieri, e molti non l’hanno saputo in tempo.

Non c’è nessuno alla reception. Cataldo e Muliere entrano indisturbati, osservano le sale dalle vetrate. Le solite macchine, la maggior parte inutilizzate: i tapis roulant, gli stepper a pedali e quelli rotanti, i vogatori. Due ragazzi a fare stretching, una donna in gravidanza su un’ellittica, un uomo su una cyclette, la bottiglia d’acqua a portata di mano. Sul pavimento, in un angolo, bilancieri, manubri, estensori, elastici a fascia.

“Guarda quello là come suda” ghigna Muliere.

Da una sala, la voce secca di un trainer: “Tirare la sbarra fino al petto, regolare il sedile alla seconda indentatura…”

“Certo che un trainer bello aiuta, in posti così” dice Cataldo.

“Eh, già” fa il collega. “Per questo Martone si teneva in forma.” Entrano due donne. Una di loro, guarda caso, sta parlando del suo istruttore.

“Mi sentivo come una quarantenne che monta a cavallo per la prima volta. Ero lì, sdraiata sulla panca col sedere per aria, e lui che mi diceTenga giù il sedere, e io che rispondoPiù giù non va, è proprio grossocosì…”

Ridono, passando oltre. Anche a Cataldo vien da sorridere, sbirciando Muliere. Poi si voltano insieme, e in quel momento la vedono arrivare, i capelli biondi che ondeggiano.

“Buonasera, Monica.”

“Buonasera” ricambia, lievemente perplessa. “E’ da molto che…”

“Non si preoccupi. Siamo qui di passaggio, per un’informazione.” Si guarda intorno. “Dove possiamo andare?”

“C’è l’ufficio di Martone…” esita. “Ma no, meglio di no. La reception va bene?”

“Certo. E’ una cosa breve.”

Si siedono. Cataldo estrae la foto già mostrata al liceo; la ragazza la prende in mano, la fissa. Lui la osserva con calma. E subito intuisce che stavolta è diverso, che qualcosa può succedere. Perché Monica cambia espressione, come a disagio.

“La conosce?”

“Per risponderle” mormora, “dovrei fare mente locale…” Cataldo sorride. “Non credo sia necessario, ma faccia pure.” Aggrotta la fronte, nello sforzo di rammentare. Poi le rughe si spianano, mentre annuisce.

“Sì, me la ricordo. Ha telefonato qui, giorni fa, chiedendo di parlare con Martone. L’ho invitata a presentarsi, sennò mica la mettevo in contatto, e lei m’ha detto Silvia Bruno, e di dire solo questo, che lui la conosceva bene…”

“E Martone?”

“Non ha voluto parlarle, appena gli ho riferito il nome. Proprio così.

Poi però, qualche ora dopo, se l’è trovata davanti all’improvviso, nel bel mezzo della palestra.”

“Cosa voleva?”

“Non lo so. So solo che l’inizio della conversazione non è stato dei più amichevoli, e allora lui, dato che c’era molta gente e tutti potevano sentire, l’ha portata nel suo ufficio e ha chiuso la porta.”

“Questo, quanti giorni fa?”

“La settimana scorsa. Giovedì… No, no, aspetti. Venerdì. E’ stato venerdì.”

Muliere guarda Cataldo. “La prima volta che siamo stati qui.” Poi, alla ragazza: “La mattina o il pomeriggio?”

“La mattina. E’ venuta di mattina.”

“Ha una buona memoria” commenta Cataldo. “L’aveva mai vista prima?”

“Questa donna?”

“Sì.”

Pone un braccio davanti al corpo come per afferrare quello opposto, ma invece di stringerlo, la mano tocca un braccialetto. Cataldo capisce che è di nuovo a disagio.



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