Le vie dei canti by Bruce Chatwin

Le vie dei canti by Bruce Chatwin

autore:Bruce Chatwin
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 1995-01-01T05:00:00+00:00


Il padre di Titus era un Pintupi, la madre una Loritja, e lui aveva quarantasette o quarantotto anni. Era nato non lontano dalla sua capanna, ma intorno al 1942 allettati dalla marmellata, dal tè e dalla farina dei bianchi i suoi genitori avevano lasciato il deserto e si erano rifugiati nella Missione luterana sul fiume Horn. I pastori si erano accorti che Titus era un bambino di intelligenza non comune, e lo avevano fatto studiare. Benché si fosse già negli anni Cinquanta, i luterani gestivano le loro scuole come altrettante accademie prussiane e Titus fu un allievo modello. Ci sono fotografie che lo ritraggono seduto al suo banco: capelli con la scriminatura diritta, calzoni corti di flanella grigia e scarpe lucide come specchi. Imparò a parlare correntemente l'inglese e il tedesco, imparò a fare i calcoli. Divenne padrone di ogni genere di tecniche meccaniche. Una volta, in veste di giovane predicatore laico, sbalordì i suoi insegnanti tenendo in tedesco un sermone sulle conseguenze teologiche dell'editto di Worms. Due volte l'anno, in giugno e di nuovo a novembre, tirava fuori il vestito a doppio petto e saliva sul treno per Adelaide, dove si fermava qualche settimana per rimettersi al passo con la vita moderna. Andava a leggere i numeri arretrati del «Scientific American» alla biblioteca pubblica. Un anno frequentò un corso di tecnologia petrolchimica. L'«altro» Titus era l'uomo-del-canto iperconservatore che viveva seminudo con i familiari a carico e i cani; che a caccia usava la lancia e mai il fucile; che parlava sei o sette lingue aborigene ed era famoso, in tutto il deserto occidentale, per le sue sentenze in fatto di leggi tribali.

Riuscire a mandare avanti entrambi questi sistemi di vita era prova, se di prove c'era bisogno, di un'incredibile energia. Titus aveva salutato il Land Rights Act come un'occasione offerta al suo popolo di tornare nella sua terra e la sua unica speranza di sottrarsi all'alcolismo. Detestava le attività delle società minerarie. Con quel decreto il governo si riservava il diritto di sfruttamento di tutti i minerali del sottosuolo e quello di concedere licenze per le ricerche minerarie. In compenso, se le società volevano fare sondaggi in territorio aborigeno, erano obbligate, se non altro, a consultare i 'proprietari tradizionali', e, se le operazioni d'estrazione iniziavano, a pagar loro una royalty. Titus, dopo aver soppesato i pro e i contro, si convinse che il denaro ricavato dai minerali era denaro cattivo cattivo per i bianchi e cattivo per gli indigeni. Aveva corrotto l'Australia e le aveva dato falsi valori e false norme di vita. Quando una società ottenne il permesso di far passare dei condotti sismici nel suo territorio, dimostrò il suo di sprezzo rifiutandosi di cooperare. Questo atteggiamento non mirava certo a procurargli la benevolenza degli uomini d'affari bianchi né degli indigeni ambiziosi di Alice, e fu anche causa dell'attuale controversia. Intorno al 1910 il nonno di Titus aveva contrattato lo scambio di due serie di Ouringa non contrassegnati con un clan loritja che adesso viveva alla Missione Amadeus e si faceva chiamare «gruppo Amadeus».



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