L'enigma di Piero by Silvia Ronchey

L'enigma di Piero by Silvia Ronchey

autore:Silvia Ronchey
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2012-06-11T16:00:00+00:00


Una tomba violata

Anche se Drandakis non se ne accorse, l’insieme vestimentario recuperato il 1° novembre del 1955 era un reperto incredibilmente prezioso, un unicum nella storia degli scavi. Il giovane archeologo, nella sua rapida ricognizione, aveva scoperto un vero tesoro: l’unico costume femminile mai ritrovato in situ dopo la distruzione dell’impero bizantino.

L’ambiente che lo conteneva, abbiamo visto, non era sigillato. Anche questa, come quasi tutte le altre ritrovate sotto la pavimentazione dei portici di Haghia Sophia, era una tomba violata. La differenza tra lo stato di conservazione degli altri undici scheletri che l’archeologo contò al suo interno, le cui ossa non erano in connessione anatomica, e quello del «cadavere femminile con diadema», la sua posizione superficiale, la presenza, accanto, della treccia, delle foglie d’alloro e delle babbucce ci fanno pensare che almeno il cadavere femminile estratto da Drandakis vi sia stato deposto in un secondo tempo. Il fatto che, pur essendo lo scheletro in connessione anatomica, alcuni pezzi, in particolare i capelli, se ne fossero staccati, potrebbe farci ipotizzare che provenisse da un’altra tomba, probabilmente più consona al suo status. La circostanza possibile che il cadavere fosse originariamente racchiuso in un feretro di legno e quella certa che fosse l’ultimo deposto potrebbero spiegare l’eccezionalità del suo stato di conservazione.

Se accettassimo l’ipotesi che la tomba 14 non fosse la sepoltura originaria e che il cadavere femminile con diadema provenisse da un’altra, forse più aristocratica tomba, dovremmo dedurre inoltre che la traslazione, se avvenne, sia stata di ben poco successiva all’inumazione originaria: poiché altrimenti i resti non si sarebbero conservati così bene da dare l’impressione di essere quasi mummificati. E soprattutto che a provocarla sia stata una ragione imprevista e grave: poiché altrimenti, a così breve distanza dalla sepoltura, non si sarebbe spostato di tomba un cadavere.

Ma quale poteva essere, negli anni 30 del Quattrocento, un buon motivo per indurre la corte di Mistrà a traslare una morta recente e sufficientemente cara e nota perché i suoi resti non venissero semplicemente spostati, ma adagiati con cura pietosa, in modo da non sconvolgere la connessione anatomica, in un’altra tomba (fig. 17)?



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