L'eroe by Achille Campanile

L'eroe by Achille Campanile

autore:Achille Campanile [Campanile, Achille]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


X

Tutti gli sguardi erano volti verso l’esterno. Ed ecco un penoso stupore si dipinse sui volti, direi quasi un’espressione d’orrore: entrò una carrozzetta da invalido spinta da un attendente, nella quale sedeva rigido, impalato, un essere che quasi nulla aveva di umano e sembrava piuttosto uno spettro, un fantasma. Grossi occhiali neri gli davano l’aspetto d’un cieco. Aveva il volto corroso, come arso, ustionato, quasi fosse scampato da un incendio. Completamente immobile, quasi stecchito, con gli avambracci poggiati sulle cosce, si sarebbe detto uno scheletro uscito dalla tomba ed era quello quanto restava del temuto comandante Kapel che aveva fatto tremare i suoi nemici.

La carrozzetta si fermò davanti al gruppo in attesa, silenzioso.

Fu Nicola ad avvicinarglisi, a curvarsi su di lui, come per ascoltare. Kapel emise un debole e incerto mugolìo. Nicola tradusse ai presenti:

«Il comandante Kapel si scusa se non può dire personalmente quanto vorrebbe e dovrebbe dire, ma una vecchia ferita all’epiglottide l’obbliga a servirsi d’un interprete. Io sono l’unico da cui riesce a farsi capire e attraverso cui riesce, per così dire, ad esprimersi».

Matilde era rimasta penosamente colpita dalle condizioni di Kapel, ch’ella non si aspettava di vedere in questo stato. Ammutolita, quasi incapace d’articolar parola, fece un cenno di assenso.

«Prego...» bisbigliò.

Kapel emise un altro indistinto mugolìo, che Nicola ascoltò attentamente:

«Il comandante Kapel» tradusse «dice che vorrebbe inginocchiarsi umilmente sulla tomba della sua vittima innocente, e davanti ai genitori di essa, ma non può, perché ha le ginocchia anchilosate».

Un senso di disagio invadeva sempre più i presenti, che avrebbero voluto por termine al più presto a questa scena penosa. Matilde fece un gesto di comprensione, imbarazzata e commossa suo malgrado:

«Capisco,» balbettò «ma non occorre...»

Di nuovo Kapel emise un quasi impercettibile mugolìo, non dissimile, ad orecchi profani, dai due precedenti; ma che all’orecchio esercitato dell’interprete dovette suonare ben diverso, se egli tradusse dicendo:

«Il comandante Kapel dice che è profondamente addolorato per quello che avvenne, ma spera che il suo ex nemico, a cui chiede perdono, si renderà conto che fu una dolorosa determinazione a cui lo spinsero le esigenze d’una guerra feroce ed inumana. Con questo egli non vuole scusarsi né cerca attenuanti. Anzi, ora gli si sono aperti gli occhi e vede chiaro tutta la propria colpa».

Ci fu un mormorio di comprensione.

«Va a finire che questo lo fanno santo» mormorò Zorapide, ch’era rientrato da poco e guardava sbalordito la scena.

Altro mugolìo di Kapel.

«Il comandante Kapel» spiegò Nicola, dopo essere stato di nuovo curvo sul rudere umano ad ascoltare, «vede ora tutto l’orrore e la stupidità della guerra e non intende più partecipare a guerre, né più macchiarsi di quelli che considera delitti. È fermamente deciso a non spargere più una gocciola di sangue umano.»

«Ci ha pensato a buon’ora» mormorò Zorapide. Ma un’occhiata di Matilde lo fece ammutolire.

Ancora un mugolìo di Kapel.

«Anzi,» spiegò Nicola, dopo avere ascoltato, «è pronto a mettere il proprio braccio a servizio della pace, per combattere contro chiunque voglia la guerra, qualora ne venga richiesto.»

Mormorio d’approvazione e mugolìo.

«Il comandante Kapel» spiegò Nicola «assicura che adesso non farebbe più fucilare nessuno.



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