LETTERA A LUCILIO by seneca

LETTERA A LUCILIO by seneca

autore:seneca [seneca]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: no cover, italiano, public domain, archivio italiano
Google: HTkFngEACAAJ
pubblicato: 1987-11-15T08:50:14+00:00


16 Facciamo, perciò piazza pulita di tutte queste vuotaggini: "Se uno è schiavo dell'ubriachezza non è padrone di sé: il mosto fermentando fa scoppiare anche le botti e la forza del calore rigetta in alto la feccia del fondo, così il vino ribolle dentro di noi e porta fuori, rivelandolo a tutti, ogni più intimo segreto. Chi è gonfio di vino non riesce a trattenere il cibo poiché il vino trabocca, allo stesso modo non trattiene neppure i segreti; mette fuori i suoi e quelli degli altri." 17 Ma nonostante le cose vadano in genere così, accade anche che su questioni importanti ci consigliamo con persone notoriamente dedite al bere; è, dunque, falsa l'affermazione fatta per difendere Zenone che a un ubriacone non si confida un segreto.

Quanto sarebbe meglio accusare apertamente l'ubriachezza e metterne in luce i vizi: anche un uomo normale dovrebbe evitarli, e a maggior ragione l'uomo compiutamente saggio; a lui basta togliersi la sete e anche se a volte è spinto a bere da un'allegria che si protrae non per sua volontà, si ferma prima di ubriacarsi. 18 Vedremo in seguito se il bere eccessivo turba l'animo del saggio e se lo porta ad agire come gli ubriachi: intanto se vuoi arrivare alla conclusione che un uomo onesto non deve ubriacarsi, perché vai avanti a forza di sillogismi? Di' piuttosto come è vergognoso ingoiare più di quanto si può contenere, e non conoscere la capienza del proprio stomaco, quanti spropositi che fanno arrossire le persone sobrie commettono gli ubriachi: l'ubriachezza non è altro che una pazzia volontaria. Il comportamento di un ubriaco prolungalo per diversi giorni: dubiterai che si tratti di pazzia? Anche l'ubriachezza momentanea è la stessa cosa, solo più breve. 19 Fai l'esempio di Alessandro Magno: durante un banchetto trafisse Clito, il suo più caro e fedele amico; quando si rese conto del suo delitto, voleva morire e certo avrebbe dovuto farlo.

L'ubriachezza esaspera e mette a nudo tutti i vizi, cancella il pudore che fa da freno ai cattivi impulsi; è la vergogna di fare il male più che la buona volontà a distogliere la maggior parte degli uomini da azioni illecite. 20 Quando l'animo è in preda all'effetto violento del vino, tutta la malvagità nascosta emerge. L'ubriachezza non origina i vizi, ma li mette in luce: è allora che l'uomo libidinoso non aspetta nemmeno di entrare in camera da letto, ma soddisfa subito le sue voglie; che l'impudico rivela apertamente i suoi istinti morbosi; che l'insolente non tiene più a freno la lingua e le mani. Cresce la superbia dell'arrogante, la crudeltà del violento, la malevolenza dell'invidioso; ogni vizio viene fuori ingigantito. 21 C'è, inoltre, uno stato di incoscienza, un modo di esprimersi incerto e confuso, lo sguardo velato, il passo incerto, i giramenti di testa, l'ondeggiare del tetto come se un vortice facesse girare tutta la casa, il mal di stomaco, quando il vino fermenta e gonfia le viscere. E tuttavia è in qualche modo tollerabile, quando manifesta il suo effetto naturale: ma



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