Lieto fine by Isaac Rosa

Lieto fine by Isaac Rosa

autore:Isaac Rosa [Rosa, Isaac]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-05-03T12:00:00+00:00


4.

Sono sceso dal treno e, seguendo le istruzioni che mi avevano fornito via mail, ho camminato sino alla fine della banchina, ho saltato i tre scalini e mi sono avviato lungo i binari. Direi che cadeva una pioggia sottile, ma il dato meteorologico non è molto affidabile, può essere un’aggiunta emotiva del ricordo, con la stessa funzione di tutti i particolari paesaggistici di quella mattina: binari che si allontanavano di lato per morire in banchine e respingenti, vagoni varati come tele per i writers, magazzini murati, vecchie traverse di legno che formavano pire crematorie accanto a nuove traverse di cemento impilate come lingotti, e tutta la ferraglia che fiorisce nelle fratte ferroviarie: binari contorti, tramogge capovolte, enormi bobine di cavi spessi, il filo spinato strappato, tutto naturalmente pieno di ruggine e di sporcizia, per esaurire la palette di grigi intonata al fango e alle pozzanghere. Sto citando a memoria, ho scritto tutto nel reportage, aggiungendo un cielo denso, sfilacci di nebbia nei terreni circostanti, campi in cui non mancavano gli ulivi che sollevavano le braccia al cielo, vecchi vagoni merci che evocavano con un brivido i treni della morte che attraversavano l’Europa centrale, o la successione di pali della linea aerea di contatto con i bracci che ho descritto come «forche sacrificali lungo il cammino». Letteratura, sí, letteratura gonfiata che puntava alla resa sentimentale del lettore, ma coincideva con il mio umore torvo quando quella mattina ho percorso i cinquecento metri lungo i binari e il muro di mattoni in cui un abitante del paese indicava i segni dei proiettili a ogni nuovo arrivato. Una tenda proteggeva dalla pioggia lo scavo, e c’erano quattro giovani inginocchiati nel fossato, a raschiare in terra, tracciando con attenzione il disegno delle ossa come gli artisti sulle spiagge: una ventina di scheletri, tutti sdraiati nello stesso verso, paralleli ai binari, a pancia in su, le tibie incrociate sul petto vuoto, e il tronco e la testa di ciascun corpo appoggiati sulle gambe del successivo come bambini seduti su uno scivolo. Sul bordo della fossa, una ventina di donne e uomini vivi, per la maggior parte anziani, gente del posto, alcuni familiari degli assassinati, che mormoravano. Non ho visto Inés finché non si è alzata in piedi, le ginocchia impolverate, il raschietto in mano e i capelli coperti da un foulard. Adesso, proseguendo nell’ambientazione precedente, potrei dirti che ci siamo guardati mentre suonava il violoncello dell’omaggio e alcuni vecchi alzavano il pugno, scorrevano le lacrime e cadevano le rose sopra le ossa, ed eccoti le condizioni emotive e il clima spirituale che secondo te accendono l’attrazione. Ma non è stato cosí. La densità emotiva c’era, certo, ma Inés e io non abbiamo scambiato una parola fino a molte ore dopo, alla fine del pranzo durante il quale non abbiamo neppure condiviso il tavolo. Al momento di tornare alla fossa lei non è salita sull’autobus, ha detto che preferiva andare a piedi, mentre lo diceva non mi ha guardato ma io ho riconosciuto l’invito. Meno di



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