L'inferno avrà i tuoi occhi by Silvia Montemurro 2013

L'inferno avrà i tuoi occhi by Silvia Montemurro 2013

autore:Silvia Montemurro 2013 [2013, Silvia Montemurro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Crime, Fiction
ISBN: 9788854149403
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-03-13T23:00:00+00:00


Milano, 4 luglio 2011

Dal diario di Silvia

Diversi giorni dopo la morte di suor

Maria Pia, i giornali pubblicarono un

identikit delle presunte assassine. Tutti, a

Chiavenna, si chiedevano chi diavolo

potessero

essere,

perché

non

corrispondevano a nessuna faccia nota. La

polizia, però, affermava di essere molto

vicina alla verità.

Presi a ritagliare qualsiasi articolo

parlasse del caso, quasi ossessionata, e

iniziai a conservare tutto in una cartellina.

Mi gettai su quel caso di cronaca e di

morte, ne parlavo ripetutamente con le

amiche, ci recavamo sul luogo del delitto,

assediato da giornalisti, fotografi e

curiosi. Avevo letto così tanti gialli che

assistere a un omicidio del genere nella

mia cittadina mi spaventava e mi eccitava

allo stesso tempo. Anch’io facevo ipotesi

su chi potessero essere quelle tre.

Scrutavo quei volti e mi domandavo,

come tanti, se si trattasse davvero di gente

appartenente a una setta, venuta da

lontano. Quando le arrestarono, per la via

Dolzino non si parlava d’altro. Tutti

avevano

un’aria

spaventata.

Si

mormorava che con ogni probabilità

esisteva un mandante, qualcuno che le

aveva guidate, un capo setta che magari le

aveva costrette. Io stessa non volevo

credere che tre ragazze poco più grandi di

me avessero agito da sole. Non riuscivo a

immaginarmi capace di un gesto simile,

ma mi sentivo coinvolta come se la colpa

fosse anche mia, come se mi fosse

sfuggito qualcosa di importante che

avrebbe potuto evitare l’accaduto. Furono

interrogate moltissime persone e saltò

fuori che un’amica di Vanessa sapeva, ma

non aveva creduto possibile che lei fosse

un’assassina. Non aveva dato importanza

alla sua confessione. Cominciai a

chiedermi cosa avrei fatto se fossi stata

quell’amica, come mi sarei comportata se

mi fossi trovata coinvolta in un trio

simile. Mi dicevo che la loro amicizia

doveva essere davvero potente.

Mia madre fu ricoverata il giorno in cui

Elena, Vanessa e Samantha vennero

arrestate. Lo scrivevo sul diario di allora,

e poi l’ho come dimenticato. Scrivevo che

era successo qualcosa di brutto e che

forse era colpa mia. Perché la facevo

sempre arrabbiare.

Emorragia interna. La causa mi è ancora

oggi ignota. So solo che perse il bambino

da un giorno all’altro, al secondo mese di

gravidanza.

Raschiamento. Ordine. Pulizia. La nonna

veniva a prepararci da mangiare e poi, a

turno, potevamo far visita a nostra madre.

I miei fratelli piansero. Io no.

Loro abbracciarono mia madre. Io no.

Il giorno in cui mia madre si sentì male e

perse Pietro, così avremmo voluto

chiamarlo, le portammo all’ospedale un

mazzo di fiori bianchi.

Aveva gli occhi spenti, non si capiva mai

dove guardava. Non sorrideva più.

L’immagine di lei, in quel letto di

ospedale, mi è rimasta addosso, come un

riflesso della retina, che posso rievocare

quando voglio.

Il giorno in cui mia madre tornò a casa,

scoprii di averla persa.

Non era più lei. Non cantava, mangiava

poco, si perdeva a guardare fuori dalla

finestra. Facevamo di tutto per cercare di

distrarla, ma era come se si fosse imposta

di non essere più felice.

La scuola non mi interessava più. La mia

esistenza si stava sgretolando dietro a

compiti inutili, ritagli di giornale, noiosi

gelati con le amiche, a parlare di tutto

fuorché delle cose di cui mi importava.

L’unica questione capace di attirare

davvero la mia attenzione era il delitto di

Chiavenna. Si scoprì che non c’era nessun

complice. Avevano fatto tutto da sole. Per

un po’ si accusarono a vicenda: l’una

dava la colpa all’altra della decisione,

del gesto, dell’arma del delitto. Io e le

mie amiche continuavamo a chiedercelo:

come

è

stato

possibile?

Se

lo

domandavano tutti, in fondo.

C’erano

giornalisti

ovunque,

intervistavano chiunque, bastava che fosse

di Chiavenna o della zona e che avesse

un’opinione a riguardo.



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