L'integrazione e la prospettiva inclusiva by Andrea Canevaro & Marianna Mandato

L'integrazione e la prospettiva inclusiva by Andrea Canevaro & Marianna Mandato

autore:Andrea Canevaro & Marianna Mandato [Canevaro, Andrea & Mandato, Marianna]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Education, Scienze della formazione e dell'educazione, General
ISBN: 9788873310150
Google: Fz9aAAAACAAJ
editore: Monolite Editrice
pubblicato: 2004-09-14T22:00:00+00:00


Capitolo 8.

L’azione sociale ed educativa per le persone handicappate

1. Un diritto per tutti

L’affermazione dalla quale vogliamo partire è tanto ampia quanto chiara: tutti i bambini e tutte le bambine hanno diritto a un’educazione.

Ogni individuo, si sa, ha diritto a una vita il più possibile libera, nei limiti dei diritti e dei doveri stabiliti dalla legge (ed è quanto fa di ciascun individuo un cittadino), anche nel caso in cui l’individuo in questione possegga ridotte capacità a causa di un deficit. Soffermiamoci più attentamente sulla situazione di chi deve crescere con esigenze particolari. La sensibilità su tale argomento, specialmente negli ultimi anni, ha permesso di operare una distinzione fondamentale tra il deficit, inteso come un danno irreversibile, e gli svantaggi o handicap, intesi come possibili barriere o ostacoli che l’individuo deve affrontare ma che possono essere ridotti, annullati, o all’opposto ingigantiti.

Chi nasce “diverso” a causa di un deficit ha certamente bisogno di attenzioni particolari. Si può cercare di fornirle seguendo due logiche diverse. La prima risponde all’esigenza di poter fruire di un luogo specifico dove accogliere e raccogliere tutti i soggetti con un certo deficit. Secondo questa logica, per una persona nata o divenuta cieca si dovrebbe allestire uno spazio, un istituto adatto ad ospitarlo insieme a tutti gli altri non vedenti.

Analogamente, un altro istituto accoglierebbe e raccoglierebbe tutti i sordi, un altro quelli con lesioni cerebrali (e quindi con ridotte capacità motorie e/o di linguaggio) ed altri ancora determinati soggetti raggruppati in base a specifiche categorie di deficit. Ovviamente, non dovrebbero mancare spazi per i plurihandicappati, ossia per persone con deficit multipli. Seguendo questa logica, è chiaro che le persone con bisogni particolari dovrebbero abbandonare la propria casa, la propria famiglia, il proprio contesto di appartenenza per raggiungere il luogo tecnicamente attrezzato e loro designato, nonché teoricamente in grado di rispondere ai loro bisogni.

L’altra logica invece si muove in direzione opposta: cercare di raggiungere ogni individuo laddove vive (nel suo contesto familiare, scolastico, sociale, culturale, ecc.) con le risposte adeguate. In tal caso non si avrà l’esigenza di categorizzare, cioè di includere un particolare soggetto in una categoria particolare per poter essere in grado di rispondere ai suoi specifici bisogni, ma di analizzare proprio quei bisogni per cercare di rispondere a ciascuno di essi nel modo più adeguato e personalizzato possibile. Si tratta di una logica che non ricorre a istituti speciali ma a tecniche in grado di integrarsi con l’ambiente e l’intero contesto di appartenenza.

La modalità di intervento che segue il primo tipo di logica ha una storia molto ricca alle spalle ed è tuttora attuata in numerosi paesi del mondo 2, anche se molti di questi desiderano rivederne e capirne i limiti, soprattutto in seguito alle critiche di quegli studiosi che operano contro il pericoloso rischio dell’esclusione. Le “istituzioni totali”, cioè i luoghi che dovrebbero rispondere a tutte le esigenze di un individuo con deficit, finiscono per escluderlo dalla partecipazione alla vita della società più ampia. Educatori e specialisti che lavorano all’interno di simili istituti denunciano e testimoniano in primo luogo la difficoltà di definire e attuare progetti individualizzati.



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