L'invenzione dell'intreccio by Claudio Lagomarsini;

L'invenzione dell'intreccio by Claudio Lagomarsini;

autore:Claudio, Lagomarsini; [Lagomarsini, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Critica letteraria, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815411068
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2023-01-14T23:00:00+00:00


4. Palle di neve e trame di romanzi

Lo si è già precisato ma è bene ribadirlo: l’entrelacement è solo uno dei punti di vista da cui si può guardare al problema complessivo dell’organizzazione degli intrecci. Continuando a seguire il taglio diacronico che abbiamo adottato nel paragrafo precedente, può essere interessante assumere per un momento anche un’altra prospettiva: nel processo di costruzione degli enormi edifici narrativi di cui stiamo parlando[72] si intravede un progressivo e sistematico accrescimento, da testi brevi e più antichi verso gigantesche narrazioni[73]. Il nucleo «storico» della leggenda arturiana è già tutto compreso nella Historia regum Britanniae di Geoffrey di Monmouth e nel Brut di Wace, di cui il ciclo arturiano costituisce appunto l’espansione romanzesca. Lo Chevalier de la Charrette di Chrétien de Troyes (200 pagine con i versi in colonna nella nostra edizione di riferimento) dà luogo, nell’adattamento accolto nel Lancelot in prosa, a un racconto di oltre 400 pagine[74]. L’incremento è ancora più notevole nella transizione dal Joseph d’Arimathie di Robert de Boron verso l’Estorie del Graal, che ne rappresenta una riscrittura ampliata, posta in apertura del Lancelot-Graal come prequel storico delle avventure di Lancillotto e dell’arrivo del Graal in Gran Bretagna.

In questo senso l’ipotesi di William Ryding[75], secondo cui l’amplificatio raccomandata dalle Artes poetiche sarebbe la principale regola di composizione tenuta presente dai narratori medievali, acquista rilevanza, non tanto per dimostrare una conoscenza diretta delle Artes da parte dei romanzieri, quanto piuttosto per evidenziare una mentalità diffusa nel modo di concepire la progettazione dei racconti. Nel Medioevo, le opere narrative non si presentano mai come creazioni originali, bensì come rifacimenti di una fonte, non importa se vera o se fittizia, come il «libro in latino» citato nei prologhi o negli epiloghi arturiani.

In alcuni casi, dove pure non si dà una fonte precisa, si riesce a intravedere lo spunto iniziale che ha dato avvio all’elaborazione di un vastissimo racconto. Si prenda per esempio questo passaggio cruciale[76] tratto dalle prime pagine del Lancelot propre:

Ginevra era la donna più bella di cui si fosse mai sentito parlare nel regno di Artù e solo due altre donne potevano stare al paragone con lei: la dama del castello che sta nella marca di Norgalles e dei Franchi […]; e l’altra fu figlia del Re Menomato, quel Pellés che fu padre di Amite, madre di Galaad, colui che vide nella loro pienezza le meraviglie del Graal e portò a compimento l’avventura del Seggio Periglioso della Tavola Rotonda e fece cessare le avventure del Regno Pericoloso e Avventuroso, che fu il regno di Logres[77].



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