L'Isola dei battiti del cuore by Laura Imai Messina

L'Isola dei battiti del cuore by Laura Imai Messina

autore:Laura Imai Messina [Messina, Laura Imai]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2022-09-14T12:00:00+00:00


Ogni anno in Giappone scomparivano più di mille bambini.

Una parte veniva ritrovata, un’altra si intuiva fosse stata coinvolta in qualche incidente: cadendo in mare, precipitando da una montagna, oppure, come spesso facevano i bimbi per sentirsi sicuri, infilandosi in nascondigli impensabili, in pertugi strettissimi in cui, per pura sfortuna, finivano per morirci. Un’altra parte ancora, quella maledetta, veniva rapita per traffici dei quali non era possibile intuire la portata. Un’altra ancora si allontanava ed era forse la meno dolorosa perché i “minori” erano soprattutto gli adolescenti, i quasi adulti che avevano compiuto quattordici, quindici, diciassette anni e la verità era che la fuga li allontanava da una situazione di degrado e bruttezza.

Shūichi si era documentato sulla scomparsa dei bambini in Giappone con l’ansia di un uomo che non sarebbe mai stato in grado di affrontare una qualche disgrazia. Amare, si ripeteva, era un intollerabile azzardo. In certi momenti di dolorosa sincerità, si domandava se non fosse per quello che aveva scelto Aya, perché la amava, sì, ma senza disperazione: la vita non si sarebbe interrotta se lei se ne fosse andata.

Negli anni, Shūichi aveva allenato la mano a lasciare andare le cose più che ad afferrarle, si era esercitato a fare a meno, a sentire meno. Ma un figlio non era qualcosa che rientrava nell’ambito di quanto si potesse tenere sotto controllo, e men che meno un figlio che ti entrava nella vita da neonato. Partire da quella superiorità schiacciante – superiorità fisica e intellettiva proprio per via della sua fragilità assoluta – e insieme dal senso di colpa che portava a vedere le proprie bruttezze scivolare addosso alla creatura, perché il solo essere padri di un bambino significava avergli passato nel dna certe cose, era una sconfitta annunciata; e poi c’era quel buttarlo nel mondo senza sapergli insegnare a fare meglio di quanto si era fatto a propria volta, un po’ perché si era incapaci, un po’ perché intanto il mondo cambiava, il mondo era diverso e ciò che era valido una volta non contava più nulla. Cosa mai poteva dare di significativo a suo figlio?

Fin da piccolo, Shūichi aveva avuto la sindrome del bravo bambino, che si era poi trasformata nella sindrome del bravo marito. Quella del bravo padre lo aveva definitivamente sfiancato. Con i libri per bambini non si guadagnava abbastanza e, di fronte alle frustrazioni di Aya, si trovava sempre impreparato. Sfoderava quello sguardo vacuo che non funzionava, le diceva che ce l’avrebbe messa tutta, ma non ne aveva alcuna certezza. La vita gli pareva una costante promessa di fabbricarne un’altra, di vita, una più valida, una più sicura.

Eppure, con Shingo Shūichi non sbagliava nulla: era proprio il bambino che lo rassicurava. Perché nel tempo si era accresciuto quell’amore complicato che Shūichi aveva cercato di tenere a bada ma che era esploso definitivamente quando suo figlio aveva iniziato a parlare.

«Sei il papà migliore del mondo!» gli diceva.

Dopo l’incidente della piscina, quel 16 agosto, Aya e Shūichi ce la misero tutta.

La prima cosa che aveva fatto Aya era stato iniziare un part-time nel konbini di zona.



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