L'Italia a pezzi by Antonio Roccuzzo;

L'Italia a pezzi by Antonio Roccuzzo;

autore:Antonio Roccuzzo; [Roccuzzo, A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858102374
editore: edigita
pubblicato: 2009-11-14T23:00:00+00:00


Lo Stato nel Sud. Il Comune ha le casse bucate

Nell’inverno 2009, nel bel mezzo della recessione globale, davanti a un uditorio di banchieri di Francoforte sul Meno, Angela Merkel ha detto: «Si dice che gli Stati non possano fallire». Breve pausa e poi il cancelliere tedesco, il capo della più grande potenza economica d’Europa, ha aggiunto: «Beh, è una voce priva di fondamento. Anche gli Stati possono fallire».

Catania, piccolo Comune del Sud Europa, pare smentire quella tesi. E in barba a tutte le regole dell’economia sopravvive dentro la sua voragine di bilancio valutata intorno al miliardo di euro e quasi interamente accumulata negli anni compresi tra il 2000 e il 2008.

Nel marzo 2009, del resto, lo Stato in Italia è gravato complessivamente da un debito pubblico consolidato pari a 1.741 miliardi di euro. E ogni anno produce all’incirca 50 miliardi di deficit di bilancio. La storia recente di quanto accaduto nel municipio di Catania è una delle più concrete spiegazioni di come quella montagna di debiti pubblici sia stata accumulata nel nostro paese.

A Catania, piccola capitale dello spreco pubblico italiano, il Comune è un colabrodo, da anni sull’orlo del fallimento, e resta in piedi solo grazie ad arditi equilibrismi contabili. Questa è una storia iniziata molto prima che la crisi del 2009 si abbattesse su tutti i paesi del mondo ed è causata da ragioni ben diverse dalla recessione economica globale.

Il Comune ha semplicemente le casse bucate e non c’è nulla che leghi questo fatto ai titoli spazzatura o al crollo delle Borse. È un buco nero di bilancio, pesto e profondo, come un girone infernale, e ha inghiottito anche la proverbiale ironia dei catanesi.

Non c’è cosa al mondo, pur tragica che sia, sulla quale la gente che vive alle falde dell’Etna non rida. Anzi, nel linguaggio della Catania dei vicoli e del mercato del pesce, quando qualcuno dice a un altro «sei tragico» vuole dire l’esatto contrario: sii tragicu, cioè «sei assolutamente comico».

Ma non c’è nulla da ridere di fronte al buio delle strade perché il Comune – la più grande impresa in città con i suoi 4 mila dipendenti, 400 mila euro di spese al giorno – non paga la bolletta all’Enel. Non c’è niente di comico di fronte a scuole pubbliche chiuse e sfrattate per morosità o crollate perché non ci sono soldi per la manutenzione, ad autobus comunali che circolano senza assicurazione pagata (l’Amt, Azienda municipalizzata trasporti, accumula 20 milioni di passivo ogni anno) o non circolano perché non ci sono soldi per fare rifornimento di gasolio. Non sono comiche le buche sulle strade che sembrano voragini di origine greca e l’immondizia che i netturbini senza stipendio lasciano marcire nei cassonetti. E per molte famiglie è un dramma la storia dei buoni-libro che le librerie non hanno accettato per un anno perché dal 2006 al 2008 il Comune li ha emessi «a vuoto».

Di fronte a queste scene quotidiane, tutto si fa veramente tragico e basta. E perfino l’emergenza rifiuti riesplosa nel 2008 a Napoli, di cui



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