Lo stato delle cose by Chiara Alessi

Lo stato delle cose by Chiara Alessi

autore:Chiara Alessi [Alessi, Chiara]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2022-10-18T22:00:00+00:00


3. L’epica fantozziana dell’ufficio

Per ora, invece, soffermiamoci qui: borse di studio, corsi professionali, consultori, dentisti, oculisti, mense aziendali a chilometro zero, gruppo sportivo ricreativo che comprende bocciofila, caccia, pesca, area sciistica, ciclistica, fotografica, filatelica, motoristica, campi da tennis e di bocce, colonie, gite aziendali «per offrire alla grande massa delle maestranze un divertimento economico e alla portata di tutti», visite a mostre, fiere e stabilimenti industriali, trasporto aziendale, infermeria aziendale, biblioteche aziendali, regali di Natale ai bambini, cinema, teatro, dibattiti, incontri e proiezioni aziendali, case aziendali, quartieri aziendali, città aziendali.

Possiamo immaginare di chiudere gli occhi e fare un gioco. Per chi è nato tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta c’è una specie di automatismo che bussa da qualche parte in testa, ogni volta che ci si trova di fronte a un elenco, un crescendo descrittivo, l’enumerativo di elementi soprattutto quando connotano specifici ambienti. La sentite anche voi? È la voce di Fantozzi, l’impiegato per eccellenza che, se esce dalla caverna industriale e segue la luce, scopre però che è quella del suo crepuscolo. È l’eco della fine della fabbrica e l’inizio dell’azienda-stato, nel caso di Fantozzi un’azienda che non si capisce nemmeno più bene che cosa produca. L’azienda dalla quale è sparita tutta la rappresentazione del mondo eroico operaio e i nuovi annichiliti sono gli impiegati; «Nei libri e nei film dedicati al lavoro i padroni si possono disprezzare o odiare come nemici, ma sono sempre nemici seri. Nei libri e nei film di Fantozzi, invece, i padroni e i dirigenti, prima di essere padroni e dirigenti, sono soprattutto degli imbecilli: gente ignorante, incapace, superstiziosa, meschina, puerile, piena di tic e di manie assurde, a cui nessuna persona sensata affiderebbe la direzione di una bocciofila, figurarsi un’azienda».3 E in effetti i padroni veri nemmeno si vedono, quasi fossero, appunto, entità assolute e «megagalattiche», come Dio. I nuovi padroni, adesso, sono i dirigenti.

La voce con cui leggere l’elenco da cui siamo partiti è quella profonda, drammatica, angosciante di Paolo Villaggio.

L’azienda di Paolo Villaggio è l’Italsider. L’azienda che si presta a sede del film di Fantozzi, diretto da Luciano Salce, uscito nei cinema italiani il 27 marzo 1975, è il palazzo della Regione Lazio, ai tempi delle riprese sede nazionale dell’INAM (fondato nel 1943 e soppresso nel ’77). L’azienda di Fantozzi non ha un nome, è la megaditta, che prelude a tutte le sigle, acronimi, abbreviazioni, titoli, che domineranno la retorica aziendale del periodo: la italpetrolcemetermotessilfarmometalchimica.

La megaditta è tutta arredata Olivetti: i mobili Synthesis, gli schedari, i portapenne, la sedia in plastica di Ettore Sottsass sempre per Olivetti Synthesis, anni Settanta, le macchine per scrivere elettromeccaniche, i calcolatori (anche vintage, in certi casi, come la Divisumma 24, sempre di Marcello Nizzoli, che compare in alcune sequenze in cui inquadrano gli uffici, ma che era uscita di produzione già da qualche anno) e quella famosa battuta «Signorina Silvani, mi permetta di omaggiarla con un nastro bicolore per la sua calcolatrice Divisumma» (sempre citata malamente dai social con la memoria corta: Lady Summa, di di summa, dibisumma).



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