Lo Zen e il tiro con l'arco by Eugen Herrigel

Lo Zen e il tiro con l'arco by Eugen Herrigel

autore:Eugen Herrigel [Herrigel, Eugen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Romanzo, Religione, Zen, Autobiografia
ISBN: 9788845901775
editore: Adelphi
pubblicato: 1948-01-01T05:00:00+00:00


A questa assoluta padronanza delle forme educa infatti la scuola giapponese. Esercizio, ripetizione e ripetizione del ripetuto sono, in progresso crescente e per lunghi tratti, le sue caratteristiche. Questo vale almeno per tutte le arti legate alla tradizione. Dare l'esempio, dare il modello; immedesimarsi, imitare — questa è la relazione fondamentale dell'insegnamento, anche se nelle ultime generazioni, con l'introduzione di nuove materie di studio, abbiano preso piede anche metodi d'insegnamento europei e vengano usati con innegabile intelligenza. Come si spiega il fatto che, malgrado l'iniziale entusiasmo per la novità, le arti giapponesi siano rimaste sostanzialmente immuni da queste nuove forme d'insegnamento?

Non è facile dare una risposta a tale domanda. Eppure tenterò di farlo, e sia pure in modo sommario, per chiarire maggiormente lo stile dell'insegnamento giapponese e con esso il significato dell'imitazione.

L'allievo giapponese porta con sé tre cose: buona educazione, appassionato amore per l'arte da lui scelta e venerazione incondizionata del maestro. Fin dai tempi più antichi, il rapporto maestro-allievo fa parte dei legami fondamentali della vita e investe perciò il maestro di una grande responsabilità, che va molto al di là dei limiti della sua materia. All'inizio allo scolaro non si richiede che una coscienziosa imitazione di ciò che il maestro esegue davanti a lui. Alieno da lunghe istruzioni e spiegazioni, questi si limita a brevi cenni e non si aspetta che l'allievo ponga domande. Egli assiste tranquillamente agli incerti tentativi senza ripromettersi autonomia e iniziativa, e ha la pazienza di attendere la crescita e la maturazione. L'uno e l'altro non hanno fretta, il maestro non spinge e l'allievo non corre.

Ben lontano dal voler destare anzitempo nell’allievo l'artista, il maestro ritiene suo primo compito di fare di lui un esperto, che ha assoluta padronanza del mestiere. A questo intento l'allievo viene incontro con instancabile diligenza. Come se non avesse pretese più elevate, egli si lascia imporre la soma con cieca sottomissione, e solo nel corso degli anni l'esperienza gli proverà che le forme di cui è perfettamente padrone non lo opprimono più, ma lo liberano. Di giorno in giorno gli diventa sempre più facile seguire tecnicamente tutte le ispirazioni, ma anche lasciarsi ispirare dall'osservazione più scrupolosa. La mano che regge il pennello, nel momento stesso in cui lo spirito comincia a dare forma, ha già colto e compiuto ciò che esso intravede, e alla fine l'allievo non sa a quale dei due, lo spirito o la mano, è dovuta l'opera. Ma per arrivare al punto in cui l'abilità tecnica diventa 'spirituale', è necessaria, come nell'arte del tiro con l'arco, una concentrazione di tutte le forze fisiche e psichiche, della quale, come mostreranno altri esempi, non si può fare a meno in nessun caso. Un pittore all'inchiostro di China prende posto davanti agli allievi. Esamina i pennelli e li dispone lentamente per l'uso, macina accuratamente il colore, raddrizza la lunga e sottile striscia di carta che sta davanti a lui sulla stuoia, e finalmente, dopo essersi trattenuto un certo tempo in profonda concentrazione, in cui sembra irraggiungibile, con pennellate rapide



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