L'ossessione della frode by Angelo R. Dicuonzo;

autore:Angelo R., Dicuonzo; [Dicuonzo, Angelo R. ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Critica letteraria, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815370242
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00

Sulle ville preandine, con l’eccezione – guarda un po’! – di quella dell’atipico Gonzalo debitamente munite di parafulmine, si abbatte in sequenza, per una nemesi celeste raccontata in analessi in un’esilarante e divagatoria epica eroicomica, l’inclemenza degli elementi naturali, complici le aste parafulmine che, anziché disperdere a terra le folgorazioni come sarebbe stato loro compito, le rimbalzano da una villa all’altra, dando avvio ogni volta a un garbuglio di procedimenti legali e discordi valutazioni d’esperti, con la dinamica dell’evento in un caso messa spassosamente in chiaro da un umile muratore che, col solo ausilio del buon senso, assoda alla fine come a indurre l’odissea villereccia di una sadica saetta sia stata l’ostruzione di una lorda latrina.

L’ossessione escrementale: qui allegoria del declino di un’élite che ha barattato un’antica, mirabile elevatezza per la pretenziosa esteriorità kitsch dei tempi in corso, pareggiandosi agli arrivati nell’estemporaneità della squisitezza dei modi e dei gusti. Nella Cognizione, a indignarsi dello stato di decadenza della propria classe e a patirne è Gonzalo, il quale, lungi dal sincerarsi delle ragioni storico-oggettive dello scadimento, lo universalizza idealisticamente addebitandolo alla sostanza guasta delle cose, a se stesso assicurando non un’inammissibile e inverosimile salvezza dal generale e fatale disfacimento, bensì l’istanza di una superiore conoscenza e di un inoppugnabile giudizio, come richiede il filisteismo del «piccolo borghese inselvatichito, che gabella la sua piccineria per eroismo eccentrico e solitario, e la sua capitolazione davanti ad ogni moderna superstizione reazionaria per un tragico destino “cosmico”»[48].

La decadenza della borghesia conservatrice e la sua involuzione reazionaria si stendono, s’è detto, su un arco temporale di svariati decenni, ma, per quanto volgano progressivamente a un esito funesto (il fascismo), il loro svolgersi non uniforme impone una periodizzazione meno generica, imprescindibile per comprendere la selvatichezza dell’idalgo, il suo essere bifronte – «individualità raffinata e bestialità scatenata»[49] –, andando al di là dell’eziologia psicologica che del proprio male accampa il Figlio, che va a scovarla tra le memorie indelebili delle turbe d’infanzia. Commiserabili memorie di copertura che, retrodatando alla fanciullezza il trauma del personaggio, ne alterano e occultano la natura reale, poiché non di trauma psichico si tratta, ma di choc socioculturale. Memorie svianti dunque, che nondimeno, scrutando oltre il diaframma dell’orgoglioso solipsismo dello sconsolato Gonzalo, della sua indole ci hanno consentito di mettere in luce col soccorso della psicoanalisi lacaniana gli ambivalenti meccanismi triangolari, affioramenti dell’eteronomia costituzionale dell’Io e del concepimento mediato e imitativo del desiderio del soggetto. Ma chi è il mediatore, rivaleggiando col quale Gonzalo persevera in «quegli atteggiamenti […] romantici […] tutti destinati a mantenere in vita l’illusione del desiderio spontaneo e di una soggettività quasi divina nella sua autonomia»[50]? È innanzi tutto, per impiegare la terminologia di René Girard e star dappresso alla lettera del testo gaddiano, un mediatore endogamico, che, dato l’edipismo dell’idalgo, altri non può essere che il padre Francisco, oggetto d’odio in quanto ha confiscato il desiderio del figlio forzandolo a restare inesaudito. È quindi l’altro speculare del registro immaginario, del quale abbiamo però indicato sulla scorta di Lacan l’insufficienza

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