Luisito by 0453
autore:0453 [0453]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-10-22T21:05:46.001000+00:00
«Hai mai avuto una Lambretta?» aveva chiesto quella sera a suo marito, appena rientrato dal suo viaggio.
«E a te che te ne importa?» le aveva risposto lui, quasi ringhiando.
Dal giorno dopo, per ferirla, aveva inaugurato una nuova irritata locuzione.
«Che ne sai tu, che sei nata a Fossalon!»
Come se l'essere nati a Mestre facesse una grande differenza.
8.
La mattina di domenica, Anselma fu svegliata da Luisito. Si era posato con delicatezza sul letto e aveva cominciato a mordicchiarle il lobo dell'orecchio sinistro.
Dalla vicina chiesa parrocchiale - un incrocio tra un garage e un supermercato, sovrastata da un campanile che ricordava un traliccio dell'alta tensione - le campane suonavano a festa.
Anselma si alzò e infilò la vestaglia, poi, come d'abitudine, fecero colazione insieme.
Mentre lei lavava i piatti della sera prima, lui si posò sulla sua spalla, gorgogliando il suo solito chiacchiericcio sommesso; quando fu il momento di asciugarli, volò fino allo strofinaccio e lo portò ad Anselma.
«Sei un tesoro» gli disse lei, voltandosi a baciargli il fianco pennuto.
Terminati i lavori di casa, Anselma si vestì e andò in salotto. In un angolo, seminascosto da una tenda, c'era il suo vecchio giradischi. Era una delle poche cose sopravvissute della sua vita di ragazza. A suo tempo, aveva risparmiato un anno intero per riuscire a comprarlo; era tedesco, di ottima marca, e le aveva fatto molta compagnia nei lunghi anni di insegnamento tra le sperdute valli.
Dopo il matrimonio in realtà non era mai riuscita ad usarlo, un po' per gli impegni, un po' perché Giancarlo detestava la musica, soprattutto quella che lei amava. Fosse stato per lui, avrebbe ascoltato soltanto la Cavalcata delle Valchirie di Wagner - perché era grandiosa -e Le Quattro Stagioni di Vivaldi - perché l'autore era di Venezia, dunque praticamente di Mestre e perciò suo conterraneo.
Nei primi tempi, Anselma aveva cercato di fargli apprezzare sia Il flauto magico l'opera preferita di Luisita - che le sue adorate canzoni napoletane, con il risultato di sentirsi definire l'opera di Mozart una "leziosa confusione" e le seconde, delle barbare melodie: «Che cosa c'entriamo noi con quelli? Non si capisce neanche cosa dicono». Così il coperchio era sceso sul piatto del giradischi e lì era rimasto, come una pietra tombale.
Chissà se funzionava ancora?
Con l'indice Anselma sfiorò la puntina, sembrava a posto e anche il braccio pareva muoversi senza problemi. La spina era inserita, così prese il primo disco e con delicatezza lo posò sul piatto. Dopo alcuni secondi di incerto gracchiamento, la musica invase la stanza.
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