L'ultimo rigore di Faruk by Gigi Riva

L'ultimo rigore di Faruk by Gigi Riva

autore:Gigi Riva [Riva, Gigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788838935640
editore: Sellerio editore
pubblicato: 2016-03-11T16:00:00+00:00


L’ultimo rigore

Il 30 giugno 1990 è un giorno che lancia segnali al mondo che verrà. Come Faruk Hadžibegić da Sarajevo, calciatore professionista, infili a sorpresa il suo nome in mezzo a questa storia di protagonisti annunciati lo vedremo. Stanno ancora cadendo gli ultimi calcinacci del Muro di Berlino, Helmut Kohl sta perfezionando il suo capolavoro, la Germania Ovest e la Germania Est riunificano ufficialmente le loro economie e dall’indomani avrà corso nei Paesi, che resteranno ancora due fino al successivo 3 ottobre, solo il marco di Bonn. A Est si teme che l’entrata nel libero mercato provochi aumento dei prezzi e della disoccupazione. Le Borse stanno a guardare. A Parigi serpeggia la preoccupazione che, nel lungo periodo, la Germania unita possa essere un gigante in grado di schiacciare le altre economie. Previsione azzeccata. È l’ultimo giorno per l’Europa così come l’avevamo conosciuta perché l’indomani, sotto la presidenza italiana della Comunità economica europea, entra in vigore ufficialmente la prima delle tre fasi, come le ha previste Jacques Delors, che porteranno al trattato di Maastricht e alla nascita dell’Unione europea. La Germania preme perché siano concessi aiuti economici all’Unione Sovietica e si rafforzi la perestrojka di Michail Gorbaciov, in vista, sempre l’indomani, del ventottesimo congresso del Partito comunista (sarà l’ultimo). Su pressione del leader di Mosca, la Lituania sospende per tre mesi la dichiarazione d’indipendenza per addolcire le tensioni e agevolare lo sforzo riformista della ormai quasi ex casa madre. Per volontà di Slobodan Milošević, il leader dei nazional-comunisti, la Repubblica serba è alla vigilia di un referendum popolare per varare la nuova Costituzione che, di fatto, limita l’autonomia degli albanesi del Kosovo, riconosciuta da Tito con la precedente Carta fondamentale del 1974. Contemporaneamente il presidente sloveno Milan Kučan e quello croato Franjo Tudjman si incontrano a Zagabria e riconfermano la volontà di trasformare la Federazione in una Confederazione, un legame meno stretto, primo passo verso l’indipendenza. Il pianeta in generale e l’Europa in particolare sono scossi da forze centripete e, soprattutto, centrifughe che, a saperle leggere, annunciano il caos, non il «nuovo ordine mondiale» vaticinato da George Bush padre con l’ottimismo che gli deriva dallo sfacelo di quello che Ronald Reagan battezzò «Impero del male».

Il Mondiale italiano asseconda gli umori geopolitici. La travagliata Unione Sovietica esce al primo turno perdendo anche con un ex Paese satellite del patto di Varsavia come la Romania. La Germania Ovest in euforia da ricomposizione dell’unità nazionale marcia sicura e arriverà fino in fondo. Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato Usa, appassionato di calcio e in tribuna per i match importanti, annota per il «Los Angeles Times» che la manifestazione «alimenta il nazionalismo, non scomparso nemmeno nel ventesimo secolo». Quanto alla Jugoslavia, c’è da mettersi d’accordo su quale nazionalismo. Quello unitario è sparuta minoranza. A Verona, 250 chilometri dal confine patrio, i supporter dei «plavi» sono sopraffatti per numero, esuberanza, decibel dagli spagnoli arrivati da assai più lontano. Nel caos di simboli che l’occidente fatica a decrittare, accanto al vessillo nazionale, blu bianco rosso con la



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