Manuale dell'imperfetto viaggiatore by Beppe Severgnini

Manuale dell'imperfetto viaggiatore by Beppe Severgnini

autore:Beppe Severgnini
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: BUR
pubblicato: 2010-01-23T16:00:00+00:00


L’ansia alberghiera è figlia del progresso. Fino a qualche anno fa, prendendo possesso di una camera, bastava sapere due cose: per ottenere la linea esterna, comporre lo zero; per parlare con il ricevimento, che di solito fungeva anche da centralino, comporre un altro numero (chiaramente indicato su un cartoncino). Oggi è cambiato tutto. Qualsiasi alberghetto accoglie l’ospite con un apparecchio che sembra il quadro comandi di un aereo da caccia: ci sono pulsanti coi numeri, pulsanti coi disegni, display, buchetti laterali, luci rosse che si accendono sopra la scritta MESSAGGI (soprattutto quando non ci sono messaggi). Per la linea esterna occorre comporre lo zero, il nove, l’otto o qualsiasi altro numero sia venuto in mente al tecnico di turno. Talvolta bisogna attendere il segnale di linea; altre volte (in Usa e in Canada, per esempio) è necessario digitare (adesso si dice così) senza fermarsi. Chi osserva la regola dei padri – «Fai una pausa tra prefisso e numero» – viene sgridato da una voce metallica, e deve ricominciare da capo.

Tutte le indicazioni sono scritte in un algido inglese per iniziati. I disegnini sul telefono dovrebbero ovviare a questa difficoltà: sono infatti rappresentati un cameriere (servizio in camera), una cameriera (lavanderia), una centralinista, un tecnico e la concierge (i portieri sono scomparsi, forse li hanno presi tutti le squadre di calcio). In effetti, quei disegni rappresentano folletti maliziosi, che adorano scambiarsi i ruoli. Quello che all’apparenza è un tecnico risulta essere un cameriere col vassoio alzato; quella che sembra la cameriera è in effetti la centralinista, e si scoccia se le chiedi di venire a rifare la camera.

Provato da queste esperienze, il turista esce e affronta i telefoni pubblici. L’ansia, quasi subito, diventa panico. Gli apparecchi moderni, diversi da Paese a Paese, sono marchingegni incomprensibili. A Parigi, anime in pena si aggirano per il Quartiere Latino cercando di infilare i soldi nelle numerose fessure che accettano di tutto (schede, carte prepagate, carte di credito, forse anche carte da gioco), salvo le monete. Negli Stati Uniti invece i telefoni accettano le monete, ma le inghiottono con voracità impressionante. Una voce minacciosa ti ricatta: se vuoi telefonare a casa, versa altri sette dollari e settantacinque centesimi (una somma che, inserita per dimes e quarters, richiede metà della vacanza). Ci sono, è vero, le calling cards, che danno istruzioni anche in spagnolo. Se capite cosa dicono, digitate una quarantina di numeri e forse riuscirete a parlare con l’Italia.



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