Maurensig Paolo - 1997 - L'ombra e la meridiana by Maurensig Paolo

Maurensig Paolo - 1997 - L'ombra e la meridiana by Maurensig Paolo

autore:Maurensig Paolo
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788804442165
editore: Mondadori
pubblicato: 1998-02-14T23:00:00+00:00


Ai funerali dello zio Eugenio arrivai tardi. La chiesetta era gremita; così, un po' affannato per la corsa, sedetti in uno degli alti banchi di legno accanto all'uscita. Durante tutta la cerimonia, insolitamente lenta e solenne, la mia mente restò inattiva, in attesa di una commozione che non sarebbe venuta. L'occhio continuò a vagare annoiato, percorrendo in lungo e in largo le navate, o arrampicandosi sui fili tesi degli immoti lampadari d'argento, fino su, a un cielo barocco, tra rosee nudità appena coperte per la decenza da angoli di broccato finissimo o da eteree nuvolette, sapientemente dosate. Quanto spreco di stoffa! Non una piega fuori posto, però, non una mano che non sapesse che fare, non una figura impacciata o annoiata, come spesso avviene in certe riunioni dove ogni maldicenza è bandita, dove ogni pensiero deve essere casto e ogni parola sincera. Lassù, la finalità dei gesti era chiara: la coordinazione e la distribuzione armonica delle masse avevano già di per sé la consapevolezza del premio supremo. Più lontano, su una volta a vela, si aprivano alte finestre dipinte, che davano su una vigna rigogliosa i cui grappoli rossigni traboccavano oltre il davanzale, fino all'interno. Laggiù sedevano, senza dubbio, esseri dalla natura più terrena; forse quello era un angolo riservato agli spiriti ancora attaccati alla terra, ai quali non bastava certo il muto squillare di trombe d'oro dell'ultimo trionfo, e perciò venivano lasciati in disparte, in un angolo dove l'occhio potesse posarsi anche sullo scuro bagliore dei grappoli d'uva, sui viticci dorati, sul cielo settembrino che inghiottiva nella propria vastità colli lontani, e case, e boschi. Ecco che all'improvviso appare sul pulpito la minuscola figura del prete (il mio confessore). Egli ci promette che la predica sarà breve e si rivela di parola: poche frasi che ci inducano alla riflessione, dopo di che intona un canto con voce malferma. Qua e là delle voci tremule si accendono, gli si uniscono, con l'aiuto di un organo, forse un po' troppo brioso per una cerimonia simile. Quasi contemporaneamente, il portale della chiesa si spalanca e usciamo tutti quanti sparpagliandoci sul sagrato. Poi, al rintocco di una campana, l'incerto e traballante corteo comincia ad avviarsi. Ci sono anch'io in mezzo a loro, con il vestito scuro che già da tempo non indosso e con un paio di scarpe nuove che mi vanno un po' strette in punta.

C'incamminiamo in fila, con l'indecisione di un gregge. La cotta svolazzante del prete ci precede tutti; segue la bara ondeggiante, un mare d'abiti, di teste, uno scalpiccio di scarpe nuove, un mormorio continuo. La voce del parroco si leva squillante; scandisce le sue parole con forza, e invitando tutti alla preghiera, ma a ogni sua categorica richiesta, si leva un insieme di risposte indecise, un coro frantumato, un disordine di voci. Il corteo attraversa piazzole, stradette, sentieri che passano in mezzo a rare case dalle facciate bianche, con giardini dalle aiuole curate, disseminati di statue. Leoni accigliati che sembrano svegliarsi al nostro passaggio, putti corrosi da getti



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