Meditazioni sul vivere - 2. Il silenzio della mente by Jiddu Krishnamurti

Meditazioni sul vivere - 2. Il silenzio della mente by Jiddu Krishnamurti

autore:Jiddu Krishnamurti [Krishnamurti, Jiddu]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-03-04T12:00:00+00:00


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LO SCOPO DELLA VITA

La strada davanti alla casa scendeva verso il mare, costeggiando molti piccoli negozi, grandi appartamenti, garage, templi, e un giardino polveroso e dimenticato. Vicino al mare, la strada diventava una grande arteria, ingombra di taxi, autobus sferraglianti, e invasa da tutto il rumore della città moderna. Uscendo da questa arteria si incontrava un viale riparato e pieno di pace, sovrastato da enormi alberi tropicali: al mattino e alla sera era pieno di automobili che si dirigevano al locale alla moda lì vicino, con il suo campo da golf e giardini lussureggianti. Mentre passeggiavo nel viale notai molti mendicanti sdraiati sui marciapiedi; non erano chiassosi, anzi, non stendevano neppure la mano per chiedere l’elemosina ai passanti. Una bambina di circa dieci anni era sdraiata con la testa appoggiata a una lattina, e riposava con gli occhi spalancati; era sporca, con i capelli unti e ingarbugliati, ma rispose con un sorriso al mio sorriso. Poco più avanti, una bimba ancora più piccola, avrà avuto al massimo tre anni, spuntò da chissà dove con la manina tesa e un sorriso incantevole. La madre la stava osservando da dietro un albero poco distante. Presi la manina protesa, facemmo insieme pochi passi e la riaccompagnai dalla madre. Dal momento che non avevo nessuna monetina, ritornai il giorno dopo per offrirgliene una, ma la piccola non la volle prendere: voleva giocare. Così giocammo, e diedi la moneta a sua madre. Ogni volta che passeggiavo per quel viale, la bimba era sempre lì, con un sorriso timido e gli occhi splendenti.

Dalla parte opposta all’entrata del locale alla moda era seduto per terra un mendicante; era coperto da un rudimentale e lurido sacco a pelo, e i suoi capelli sporchi e unti erano pieni di polvere. Alcuni giorni dopo, quando ripassai di lì, era sdraiato per terra, la testa appoggiata nella sporcizia, il corpo nudo ricoperto dal sacco; altre volte, invece, lo vidi seduto con la schiena eretta, perfettamente immobile e silenzioso, guardare senza vedere, sovrastato dall’impressionante e rigoglioso albero tropicale. Una sera c’era festa nel locale; tutte le luci erano accese, e automobili lussuose piene di gente allegra e schiamazzante arrivavano suonando i clacson. Dal locale proveniva una musica piacevole che riempiva l’aria. C’erano molti poliziotti all’entrata, dove si era radunata una folla di curiosi che voleva cercare almeno di vedere le persone elegantemente vestite e ben nutrite che passavano con le loro automobili scintillanti. Il mendicante dava la schiena alla folla e al locale. Un uomo gli offrì qualcosa da mangiare, e un altro una sigaretta, ma egli rifiutò silenziosamente entrambe le offerte senza fare un gesto. Stava morendo lentamente, giorno dopo giorno, e la gente passava oltre.

Quegli alberi tropicali erano davvero imponenti contro il cielo che si andava scurendo, e avevano una struttura fantastica. Le foglie erano molto piccole, ma i rami sembravano enormi e possedevano una sorta di insolita regalità e distacco in quella città sovrappopolata, soffocata dal rumore e dalla sofferenza. Il mare comunque era lì, perennemente in movimento, infinito e senza riposo.



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