Memorie del Presbiterio by Emilio Praga

Memorie del Presbiterio by Emilio Praga

autore:Emilio Praga [Praga, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ellera Edizioni
pubblicato: 2014-03-21T23:00:00+00:00


XI.

L'indomani Don Luigi uscì subito dopo il desinare,—e più tardi lo aspettai invano al solito ritrovo. Non mi sentivo di vena a lavorare; dopo aver buttate giù, a lunghi intervalli delle pennellate a casaccio di quelle che non persuadono la coscienza, presi una risoluzione, raccolsi i miei barattoli e me ne tornai difilato a casa,

Don Luigi non era rientrato.

Baccio mi disse misteriosamente:

—Il sor curato è salito alla Carbonaia, ciò vuol dire che tornerà di buon umore.—Non c'è stato da quasi un mese; quella passeggiata gli fa sempre un gran bene.

Il sagrestano si fregava le mani soddisfatto e intieramente sicuro dell'efficacia del rimedio,

Compresi dalle sue parole che si trattava del terreno prediletto, causa delle contestazioni del sindaco.

Mi prese ansietà di vedere questo miracoloso rifugio. Mi feci indicare la strada e, sotto pretesto di andare incontro al curato, affrettai il passo per prevenire il suo ritorno.

Il sole era alto ancora e il luogo non era distante che un miglio scarso.

Dopo una mezz'oretta di un sentiero scheggioso e incassato in una gola stretta e boscosa, sbucai sopra un piccolo altipiano, quasi tondo, posto sul culmine di un poggetto, una specie di sperone del monte Grigio, il quale s'innalza brullo nel fondo. Si domina di là il villaggio, e la valle fino a Zugliano.

Era quella la mia meta: la riconobbi subito dalla quercia fronzuta che spiegava maestosa nel mezzo i suoi rami sopra gli avanzi di una casupola bassa abbandonata come se ne vedono tante in montagna, specie di covo umano da cui il bisogno o la morte ha snidato la vita.

Malgrado il suo nome prosaico di Carbonaia il luogo è delizioso: vi cresceva un'erbetta minuta e d'un bel color chiaro chiazzato a lunghe zone di menta fiorita. È remoto ed aperto nel tempo stesso. Lo Strona lo difende da una parte, e un inaccessibile burrone dall'altra: una macchia fitta di castagni cresciuti rigogliosi dalle ceneri degli antichi forni permettono di spiare non visti tutti i sentieri che scendono dal monte e salgono dalla valle.

La dimora che ha servito ai carbonai è deserta da molti anni; la natura ha preso possesso di quella rovina. L'ha coperta di muschi d'edera: ha riempito tutte le fenditure coi capelveneri e colle felci,—tuttavia essa può servire di riparo contro un temporale improvviso.

Come mi aveva detto lo speziale, non era un fondo fruttifero; il godimento quasi del tutto nominale di esso era da tempo immemorabile lasciato alla parrocchia, cioè ai poverelli che nel nome di lei ne ricavavano qualche pugno d'erba l'estate e qualche fardellino di legna l'inverno. Ma il sindaco pretendeva rivendicarlo per antico dritto di proprietà non mai abbandonato che precariamente dal comune,—e coonestava l'animosità col progetto di farvi passare una viottola assai incomoda del resto che dalla strada provinciale, che saliva al di là della Strema, mettesse direttamente senza passar in paese alla frazione di Fontanile, le cui case si vedevano in fondo accovacciate in una piega del monte e non giustificavano davvero colla loro importanza quella singolare premura sindacale.

Inoltrandomi fra le macchie, scoprii don Luigi.

Era



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