Memorie del sottosuolo (Einaudi) by Fëdor Dostoevskij

Memorie del sottosuolo (Einaudi) by Fëdor Dostoevskij

autore:Fëdor Dostoevskij [Dostoevskij, Fëdor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


III.

Da lui trovai altri due miei compagni di scuola. Essi discorrevano, a quanto pareva, di una faccenda importante. Alla mia venuta né l’uno né l’altro fecero quasi nessuna attenzione, e questo era perfino strano, perché non ci vedevamo già da anni. Evidentemente, mi consideravano qualcosa come una comunissima mosca. Cosí non mi bistrattavano nemmeno a scuola, sebbene lí tutti mi odiassero. Capivo, naturalmente, che ora dovevano disprezzarmi per l’insuccesso della mia carriera d’impiegato e perché mi ero un po’ troppo lasciato andare, portavo un brutto vestito ecc., cosa che, ai loro occhi, costituiva l’insegna della mia incapacità e della mia meschina importanza. Ma tuttavia non mi aspettavo un disprezzo che giungesse fino a tal punto. Simonov si meravigliò addirittura della mia venuta. Anche prima pareva sempre che si meravigliasse della mia venuta. Tutto questo mi diede da pensare; sedetti con una certa malinconia e cominciai ad ascoltare di che cosa discorrevano.

Si parlava con serietà e perfino con calore di un pranzo di addio che quei signori volevano organizzare insieme per il giorno dopo, in onore del loro compagno Zverkov, che faceva l’ufficiale e andava lontano in provincia. Il signor Zverkov era stato sempre compagno di scuola anche mio. Io avevo preso a odiarlo specialmente a cominciare dalle classi superiori. Nelle classi inferiori era soltanto un ragazzo bellino e vivace, a cui tutti volevano bene. Del resto, io lo odiavo anche nelle classi inferiori, e precisamente perché era un ragazzo bellino e vivace. Studiava sempre e costantemente male e quanto piú andava innanzi, tanto peggio; tuttavia aveva finito felicemente la scuola, perché aveva chi lo proteggeva. Nell’ultimo anno da lui passato nella nostra scuola gli era toccata un’eredità, duecento «anime»9, e poiché fra noi quasi tutti erano poveri, lui si mise a fare lo smargiasso perfino con noi. Era triviale in sommo grado, ma tuttavia un buon ragazzo, perfino quando faceva lo smargiasso. Fra noi poi, nonostante le forme esteriori, fantasiose e parolaie, dell’onore e dell’amor proprio, tutti, tranne pochissimi, facevano addirittura la corte a Zverkov, quanto piú lui faceva lo smargiasso. E non per un qualche vantaggio gli facevano la corte, ma cosí, per il fatto che era un uomo favorito dai doni della natura. Inoltre, fra noi usava, non so come, considerare Zverkov come uno specialista in fatto di disinvoltura e di buone maniere. Quest’ultima cosa m’infuriava in modo speciale. Odiavo il suono aspro e sicuro di sé della sua voce, il suo culto delle proprie arguzie, che gli riuscivano tremendamente sciocche, sebbene egli fosse di lingua ardita; odiavo il suo viso bello, ma sciocco (col quale, del resto, avrei cambiato volentieri il mio intelligente) e i suoi modi spigliati da ufficiale del quinto decennio del nostro secolo. Odiavo ciò che egli raccontava delle proprie future fortune con le donne (non si decideva a cominciare con le donne, perché non aveva ancora le spalline da ufficiale, e le attendeva con impazienza) e come ogni momento si sarebbe battuto in duello. Ricordo che io, sempre taciturno, a un tratto mi



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