Messia Di Dune Vol.II by Frank Herbert

Messia Di Dune Vol.II by Frank Herbert

autore:Frank Herbert [Herbert, Frank]
Format: epub
pubblicato: 1969-01-08T22:00:00+00:00


Un solo attimo d'incompetenza può essere fatale, si disse la Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam.

Continuò ad avanzare, apparentemente tranquilla, circondata dalle guardie Fremen.

Sapeva che uno di quegli uomini, alle sue spalle, era sordomuto, e perciò immune da ogni influenza della Voce. Non vi era dubbio che avesse l'incarico di ucciderla alla minima provocazione.

Perché mai Paul l'aveva mandata a chiamare? Voleva forse annunciare la sua condanna? Ricordò quando, un giorno lontano, l'aveva sottoposto alla prova... Il fanciullo che si era rivelato lo Kwisatz Haderach. La sua straordinaria intelligenza.

Maledetta sua madre per tutta l'eternità! Era colpa sua, se il Bene Gesserit aveva perduto il controllo di quella linea genetica.

Mentre lei e la sua scorta avanzavano sotto le volte degli interminabili corridoi, qualcosa li precedette, un silenzio denso e opprimente. Poté quasi sentire l'ordine che passava di bocca in bocca. Paul avrebbe udito quel silenzio. Avrebbe saputo del suo arrivo ancora prima che fosse annunciato. Non dubitava affatto della superiorità dei suoi poteri.

Maledetto!

Deplorava il fardello che le era imposto dall'età: le giunture doloranti, i riflessi non più rapidi come un tempo, i muscoli che avevano perduto la loro elasticità. Si era lasciata alle spalle una lunga giornata, una lunga vita.

Aveva consacrato le ultime ore ai Tarocchi di Dune, nella vana ricerca del suo destino. Ma le carte dormivano.

Le guardie superarono un angolo e la spinsero in un altro di quegli interminabili corridoi a volta. Finestre triangolari di metavetro, alla sua sinistra, le fecero intravedere un groviglio di rampicanti e fiori color indaco fra le ombre cupe proiettate dal sole pomeridiano. Le piastrelle tracciavano sul pavimento il profilo di creature acquatiche, di pianeti lontani. Dovunque volgesse lo sguardo, il tema dell'acqua sembrava incombere su di lei. Abbondanza... Ricchezza...

Un gruppo di figure ammantate la sfiorò, scivolando in un altro corridoio dopo averle lanciato occhiate furtive. La loro reazione rivelò che l'avevano riconosciuta, i loro gesti erano carichi di tensione.

Concentrò la sua attenzione sulla fila di guardie che marciava, rigida, davanti a lei: corpi giovani, pelli rosee che trasparivano dal colletto delle uniformi.

L'immensità di questa fortezza ighir cominciò a impressionarla. Corridoi... altri corridoi. Passarono davanti a una porta spalancata dalla quale usciva una musica dolce e antica. Timpani e flauti. Vi guardò dentro per un attimo, e incontrò gli occhi azzurro cupo dei Fremen. Avvertì il fermento selvaggi.

Qui si trovava la causa principale del suo tormento interiore. Una Bene Gesserit non poteva fare a meno di sentire i geni e le loro possibilità. La consapevolezza del disastro la sfiorò: quello sciocco, cocciuto Atreides! Come osava impedire che germogliassero i gioielli della posterità racchiusi nei suoi lombi? Uno Kwisatz Haderach! Nato fuori del suo tempo, indubbiamente, ma reale... reale come quell'abominio di sua sorella... Qui si nascondeva un pericolo ignoto. Una Reverenda Madre selvatica, generata senza le inibizioni Bene Gesserit, senza la minima lealtà nei confronti di un ordinato sviluppo di geni. Non c'era dubbio che avesse gli identici poteri di suo fratello... e anche più grandi.

Le dimensioni di quella fortezza l'opprimevano sempre più. Quei corridoi... sarebbero mai finiti? Quel luogo trasudava di terrificanti poteri psichici.



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