Molto forte, incredibilmente vicino by Foer Jonathan Safran

Molto forte, incredibilmente vicino by Foer Jonathan Safran

autore:Foer, Jonathan Safran [Foer, Jonathan Safran]
La lingua: ita, ita
Format: epub
ISBN: 9788882466114
editore: Guanda
pubblicato: 2005-04-28T04:00:00+00:00


Felicità, felicità

GIORNALISTA: Può descrivere i fatti di quella mattina?

TOMOYASU: Uscii di casa con mia figlia Masako. Lei andava al lavoro. Io a trovare un’amica. Lanciarono un allarme attacco aereo. Dissi a Masako che andavo a casa. Lei disse: «Io vado in ufficio». Feci un po’ di lavoretti e aspettai che cessasse l’allarme.

Rassettai i letti. Riordinai l’armadio. Ripulii le finestre con uno straccio bagnato. Ci fu un lampo. Il mio primo pensiero fu che fosse il flash di una macchina fotografica. Sembra così ridicolo adesso. Mi trapassò gli occhi. La mia mente sbiancò. Tutto intorno, i vetri delle finestre tremavano. Un rumore come quando mia madre mi faceva sst per zittirmi.

Quando rinvenni, mi resi conto di non essere in piedi. Ero stata scagliata in un’altra stanza. Lo straccio era ancora nella mia mano, ma non era più bagnato. Il mio unico pensiero era trovare mia figlia. Guardai fuori dalla finestra e vidi uno dei miei vicini, in piedi, quasi nudo. La pelle gli si stava staccando da tutto il corpo. Gli penzolava dalla punta delle dita. Gli chiesi che cos’era successo. Ma era troppo esausto per rispondermi. Guardava in tutte le direzioni, posso immaginare che cercasse i suoi cari. Pensai: Devo andare. Devo andare e trovare Masako.

Mi misi le scarpe e indossai il cappuccio protettivo per gli attacchi aerei. Andai verso la stazione. Incrociai tanta, tanta gente che si allontanava dal centro. Si sentiva un odore come di calamari alla griglia. Dovevo essere sotto shock, perché le persone mi sembravano calamari sbattuti dalle onde sulla riva.

Vidi una ragazzina venire verso di me. La pelle le colava giù, si stava sciogliendo. Sembrava cera. Mormorava: «Mamma. Acqua. Mamma. Acqua». Pensai che poteva essere Masako. Ma non era lei. Non le diedi l’acqua. Mi rincresce di non avergliela data. Ma io stavo cercando la mia Masako.

Continuai a correre fino alla stazione di Hiroshima. Era piena di gente. Alcuni erano morti. Molti erano stesi a terra. Chiamavano le loro madri e chiedevano acqua. Andai al ponte Tokiwa. Dovevo attraversarlo per arrivare all’ufficio di mia figlia.

GIORNALISTA: Vide la nuvola a forma di fungo?

TOMOYASU: No, non la vidi.

GIORNALISTA: Non vide la nuvola?

TOMOYASU: No. Stavo cercando Masako.

GIORNALISTA: Ma la nuvola era stesa sopra la città.

TOMOYASU: Cercavo mia figlia. Mi dissero che non si poteva attraversare il ponte. Pensai che forse era tornata a casa, quindi tornai indietro. Ero al Tempio di Nikitsu quando dal cielo cominciò a cadere la pioggia sporca. Mi domandai cosa poteva essere.

GIORNALISTA: Può descrivermi la pioggia sporca?

TOMOYASU: La aspettai a casa. Aprii le finestre anche se non c’erano vetri. L’aspettai sveglia per tutta la notte. Ma lei non tornava. Alla mattina, verso le 6.30, arrivò il signor Ishido. Sua figlia lavorava nello stesso ufficio della mia. Chiese gridando se c’era qualcuno a casa di Masako. Uscii di corsa, urlando: «Qui, da questa parte!» Il signor Ishido si avvicinò e mi disse: «Svelta! Prenda dei vestiti e vada da lei. È sulla riva del fiume Ota».

Incominciai a correre. Più in fretta che potevo. Quando arrivai al ponte Tokiwa, c’erano dei soldati stesi a terra.



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