Monster by Walter Dean Myers

Monster by Walter Dean Myers

autore:Walter Dean Myers [Myers, Walter Dean]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marcos y Marcos
pubblicato: 2022-12-05T23:00:00+00:00


Mamma è venuta a trovarmi. È la sua prima volta e ha cercato di spiegarmi perché non era mai venuta prima, ma non doveva.

Bastava vedere le lacrime scivolarle sul viso e non ci sarebbe stato altro da aggiungere. Volevo farmi vedere forte, farle sapere che non doveva piangere per me.

La stanza delle visite era affollata, rumorosa. Cercavamo di parlare a bassa voce, per creare una specie di intimità, ma non riuscivamo a sentirci nemmeno a cinquanta centimetri l’uno dall’altra, che è l’ampiezza dei tavoli nella stanza delle visite. Le ho chiesto come sta Jerry e lei ha detto che sta bene. L’avrebbe portato il giorno dopo così potevo vederlo dalla finestra.

“Pensi che avrei dovuto rivolgermi a un avvocato nero?” ha chiesto. “Alcuni nel quartiere dicono che avrei dovuto rivolgermi a un avvocato nero”.

Ho scosso la testa. Il colore della pelle non c’entrava niente.

Mi ha portato una Bibbia. Le guardie l’hanno controllata. Volevo chiedere se ci avevano trovato dentro qualcosa. Salvezza. Grazia divina, forse. Compassione. Lei aveva segnato un passaggio per me e mi ha chiesto di leggerlo ad alta voce: “L’Eterno è la mia forza e il mio scudo; il mio cuore ha confidato in lui e sono stato soccorso: perciò il mio cuore esulta e io lo celebrerò col mio canto”.

“Sembra che tu sia qui dentro da così tanto tempo” ha detto.

“Alcuni si sono fatti l’intero calendario qui dentro” ho detto.

Mi ha guardato confusa e mi ha chiesto che cosa volessi dire. Quando le ho spiegato che farsi un calendario significa passare un anno intero in prigione, lei ha voltato leggermente la testa e poi è tornata a guardarmi. Il sorriso che le è apparso sulle labbra mi diceva che da qualche parte nel profondo di sé si straziava.

“Non importa cosa dicono gli altri”. Ha allungato la mano sul tavolo per posarla sulla mia e poi se l’è ripresa, pensando che una guardia avrebbe potuto vederla. “Non importa cosa dicono gli altri, io so che sei innocente e ti voglio tanto bene”.

E la conversazione era chiusa. Si è messa a piangere. In silenzio. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi.

Quando se n’è andata, ho fatto fatica a tornare in cella. “Non importa cosa dicono gli altri…”

Mi sono disteso sulla branda. Potevo ancora sentire il dolore di Mamma. E sapevo che lei sentiva che non avevo fatto niente di male. Ero io a non esserne sicuro. Ero io che stavo steso sulla branda a chiedermi se mi stessi prendendo in giro.



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