Murderbot by Martha Wells

Murderbot by Martha Wells

autore:Martha Wells [Wells, Martha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2020-08-31T22:00:00+00:00


3

Usai il passaggio per le consegne dedicato ai robot trasportatori della stazione per attraversare la spianata in abbandono e tornare alla zona d’imbarco. La navetta era attraccata ai moli dell’Autorità Portuale e, fortunatamente, lì c’era una telecamera di sorveglianza in funzione. Fui in grado di ottenere una visuale di quell’area e di vedere quando fosse libera. Dal feed di Miki sapevo che due membri dell’equipaggio si trovavano in plancia di comando, intenti a eseguire un controllo pre-volo, mentre gli altri erano ancora all’interno del loro laboratorio sulla stazione per controllare un’ultima volta di aver preso tutto.

Bloccai il feed della telecamera quel tanto che bastava per attraversare di corsa la zona d’imbarco in ombra e raggiungere il portellone. Inserii il codice che mi aveva fornito Miki. Il portellone della camera stagna si aprì, lasciando uscire una zaffata di aria riciclata che il mio scanner confermò essere molto più pulita di quella della stazione. Di sicuro aveva un profumo migliore. Salii a bordo, richiusi la camera stagna e cancellai il mio ingresso dal registro.

Grazie alla connessione con il feed di Miki, ero in ascolto della squadra di ricognizione umana. Udii la voce di Kader, uno dei due piloti umani aumentati su al ponte di comando, chiedere: Hirune, sei tu?

Cosa?, rispose Hirune. Sono ancora all’Autorità Portuale. Stiamo per scendere.

Strano, pensavo di aver sentito il portellone che si apriva.

Non c’è nessuna segnalazione sul registro, aggiunse l’altra pilota, Vibol. Mi sa che hai le orecchie un po’ confuse.

Adesso devo andare a controllare per dimostrarti che ti sbagli, replicò Kader.

Io ero già nel corridoio verso lo spazio di lavoro, oltre il laboratorio biologico e nella zona di carico. C’era un alloggiamento predisposto per un robot trasportatore ma, poiché lo spazio di carico era stato convertito in laboratorio, il robot era stato lasciato a terra. Era più spazioso del ripostiglio di Nave e perlomeno potevo stare seduta sul ponte appoggiando la schiena alla parete, anche se non c’era spazio per allungare le gambe. Non avevo un vero e proprio bisogno di allungarmi, ma era piacevole. Quel posto era anche completamente buio ma, con un feed vivace nella testa, la cosa non era un problema.

Tutto bene, Consulente Rin?, mi chiese Miki.

Controllai di nuovo che la nostra connessione fosse sicura, che gli umani non potessero individuarla e che nessuno degli umani aumentati riuscisse a percepirne l’eco. Era sicura, perché ero io a gestire il feed di Miki, ma probabilmente avrei continuato a controllare ogni volta che mi parlava perché in quel ciclo mi sentivo un po’ paranoica. Sto bene. Puoi chiamarmi Rin. Era leggermente meno fastidioso di “Consulente Rin”. Quando Tapan, Rami e Maro mi chiamavano consulente non lo trovavo fastidioso, ma… Non lo so, in quel momento tutto mi dava fastidio e non sapevo perché.

Okay, Rin!, esclamò Miki. Siamo amici, e gli amici si chiamano per nome.

Ecco. Forse, in fondo, sapevo perché.

Rimase a osservare attraverso i suoi occhi mentre Miki aiutava a portare giù gli ultimi pezzi di strumentazione e rifornimenti per le analisi. Caricarono tutto attraverso la camera di compensazione e lo misero da parte.



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