Muro di casse (Italian Edition) by Vanni Santoni

Muro di casse (Italian Edition) by Vanni Santoni

autore:Vanni Santoni [Santoni, Vanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858120781
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2015-04-30T22:00:00+00:00


Eravamo in vacanza studio, le classiche due settimane di luglio “in famiglia”, pomeriggio scuola, sera in giro a Londra, mattina dormire, anche se la nostra famiglia era italiana, la madre e il padre parlavano siciliano e il figlio un cockney incomprensibile, capivamo solo quando diceva “rubbish” di questo o quel giocatore:

Laudrup?

Rubbish.

Batistuta?

Rubbish.

Cosa, rubbish Batistuta? Cazzo dici?

Catso disci... What do you think little girl, I dunno what catso disci means? Batistuta is rubbish, he’s too heavy.

He scored sixteen this season!

Sixteen my ass.

Eccetera. La sera si prendeva la metro e si andava in Leicester Square – è curioso come da ragazzina non ce la fai proprio a prendere le misure di una grande città, il primo spiazzo con tre locali lo adotti e diventa il tuo mondo – per infilarci in posti abietti come l’Equinox o l’Hippodrome, che erano in fin dei conti rassicuranti nel loro essere versioni enormi ma identiche dell’Happyland di Campi Bisenzio o del Concorde di Chiesina Uzzanese, e infatti come all’Happyland una buona serata era quella in cui si riusciva a pomiciare con qualcuno di non scandaloso sullo sfondo di Mr. Vain dei Culture Beat.

Con dei ragazzi?

Ancora le Spice non erano mica venute fuori... In ogni caso, in quei locali londinesi dove finiva la studentaglia di mezza Europa, se non pomiciavi voleva dire che eri finita in coma etilico già a inizio serata. Però ai bordi di quel lago di merda ecco dei punti di luce, che tuttavia restavano indecifrabili... Alla notte la metro era chiusa e dovevamo prendere il bus da Trafalgar Square: lì, mentre aspettavamo sotto ai leoni di pietra, mezze stranite dall’alcol, ci avvicina un personaggio in parrucca argentata e scarpe Buffalo e dice:

Hello, earthlings.

Hello, diciamo noi, e ci scambiamo un’occhiata come solo delle adolescenti di provincia stronze possono fare di fronte a qualcosa che sta fuori dalla loro concezione del mondo.

Wanna buy some aliens? (rovista in tasca). I’m going to the warehouse party in Uxbridge, you know (schiude la mano e ci sono quattro compresse bianche, dei cilindretti con la testa di un alieno stampigliata sopra).

Era chiaro che si trattava di quelle “pasticche di ecstasy” di cui parlavano i giornali (erano così piccine, dunque). Non dico che ci spaventammo, ma di certo neanche ci abbuttammo su quella mano. Non che fossimo timorate o roba del genere. A casa nostra avremmo ingoiato qualunque cosa promettesse uno svarione, se avessimo saputo come rimediarla. Voglio dire, ci facevamo di noce moscata, nelle case saccheggiavamo gli sportelli dei liquori e delle medicine, una volta ci eravamo addirittura mangiate dei sigari. No, no, il fatto è che eravamo troppo provinciali. Che quel tipo e le sue pastiglie erano troppo strani per noi.

Facemmo di no con la mano, l’alieno scrollò il capo e salì sul suo bus e così – era il nostro Alien! Spring Breakers vent’anni prima! E innocuo, probabilmente benevolo, certamente disarmato! – ci sfuggì quello che, avrei scoperto tantissimo tempo dopo, era l’ultimo anno dell’epoca d’oro del rave, UK ’86-’93, prima che arrivasse il Criminal Justice and Public



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