Mytilus Dei - La Congiura delle Cozze by Stefano Franzini

Mytilus Dei - La Congiura delle Cozze by Stefano Franzini

autore:Stefano Franzini [Stefano Franzini]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2023-06-16T22:00:00+00:00


Capitolo xxi

In bocca ho ancora il saporaccio metallico del sangue.

Socchiudo gli occhi.

Dalle tapparelle abbassate filtra la luce smorta del pomeriggio, in mezzo alla bacheca la vecchia foto di Boltzmann mi fissa con uno sguardo torvo da dietro gli occhialetti tondi. Una faccia amica, anche se è solo una fotografia.

Faccio per sollevarmi e sprofondo nei cuscini che mi tengono in posizione seduta. Addosso ho un pigiama, quello con i gatti neri e le zucche.

Come mi hanno portata qui?

Rabbrividisco. E chi mi ha rivestita?

Tasto la lingua con le dita e un dolore sordo mi pulsa attraverso la bocca, però la ferita sembra scomparsa. Tiro fuori le dita: sono piene di saliva, senza traccia di rosso. Quantomeno non sto più sanguinando.

Prendo un respiro e tolgo le coperte. Il freddo mi agguanta come una secchiata d’acqua, mi toglie di dosso il torpore.

Scendo dal letto, faccio un paio di passi e le gambe cedono. Ripiombo a terra.

Merda.

È come se avessi gli arti ancora mezzi anestetizzati. Che mi hanno fatto quei figli di puttana?

Gattono fino alla parete, mi aggrappo all’armadio per rialzarmi e procedo tenendomi al muro. Mi gira la testa, le gambe tremano da matti, stringo i denti e vado avanti.

«Ale?» Esco in corridoio. «Alessandra?»

Non risponde nessuno. Dal soffitto filtrano le note di pianoforte del vicino di sopra, un qualche brano di musica classica. Grazie amico. Per niente inquietante.

«Alessandra?»

Niente da fare, non risponde.

Il cuore mi sprofonda nel petto. Se mi hanno portata qui vuol dire che hanno incontrato pure lei. Non le avrebbero fatto del male, giusto?

Raggiungo la cucina. Il mio cellulare e il portafoglio sono appoggiati al centro del tavolo, insieme a una maschera formata da gusci di cozza.

Se l’Ale fosse ancora in giro non l’avrebbero lasciata lì.

Cristo.

Attraverso la stanza con passi traballanti e mi siedo. Afferro il cellulare e attivo lo schermo per controllare la data.

È domenica. Era martedì quando mi hanno presa. E adesso è domenica. Sono sparita per cinque giorni. Mi hanno tenuta cinque fottuti giorni in quelle grotte a contare le gocce.

Qualcuno se ne deve essere accorto, no?

Pigio il pollice sul lettore delle impronte per sbloccare lo schermo: mercoledì l’Ale mi ha chiamata una dozzina di volte, poi niente. Solo un messaggio su WhatsApp.

Lo apro.

ciao nanà ho cpt che sei incazzata ma fattela passare. ho deciso di accettare il lavoro vado a milano. cmq la signora antonia dice che x ora puoi rimanere anche da sola nn ti fa pagare extra. mi porto via anche landau tanto tu 6 dal tuo ragazzo. scrivi quando ti 6 calmata.

Sospiro. Quindi sta bene, se n’è andata da sola.

Afferro lo schienale della sedia e mi rialzo. Le gambe sono più stabili, il tremore si sta calmando.

Avanzo a piccoli passi fino alla camera dell’Ale.

La porta si apre strusciando sul parquet. Dentro non è rimasto niente: rimangono solo un paio di lenzuola della casa piegate sul materasso sfoderato; i volumi dell’enciclopedia antidiluviana che c’erano quando siamo arrivate la prima volta, rilegati in nero e finiture d’oro; il segno sbiadito di un poster sul muro.

Se n’è andata per davvero, non mi ha lasciato neanche Landau.



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