Napoli magica by Vittorio Del Tufo

Napoli magica by Vittorio Del Tufo

autore:Vittorio Del Tufo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2020-01-11T16:00:00+00:00


8. I raduni dei filosofi maghi

Il tempio degli umanisti sorge nel centro esatto della città. A prima vista, si presenta come una semplice aula coperta da una volta a botte, sprovvista di decorazioni all’interno e priva di qualsiasi impronta religiosa. Percorrendo via Tribunali in direzione di Castel Capuano, e guardando in direzione della maestosa chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, la cappella del famoso letterato umanista Giovanni Pontano (1429-1503) cattura l’attenzione dei passanti per il suo blocco compatto, granitico, dalle fattezze rinascimentali. Un piccolo guscio vuoto nel cuore dei Decumani.

Ancora oggi la Cappella Pontano è considerata un modello di eleganza e purezza stilistica. Fu Carlo di Borbone, nel 1759, a far restaurare il tempietto, sottraendolo a un abbattimento già programmato e mostrando una sensibilità andata smarrita in epoche più recenti. Gli esperti di architettura si sono interrogati a lungo su questo piccolo edificio. Per lo studioso Italo Ferraro, autore del monumentale Atlante della Città Storica, gli architetti dell’epoca vollero realizzare «un’idea senza luogo». Concepire un’idea senza luogo in un luogo (i Decumani), così affollato di idee (architettoniche), di palazzi, sedimentazioni storiche e stratificazioni urbanistiche doveva essere un progetto realmente ambizioso. Talmente ambizioso che sono in molti a considerare la Cappella Pontano un piccolo gioiello di architettura simbolica, dove convergono le principali conoscenze esoteriche del Rinascimento napoletano.

Il tempietto di via Tribunali fu realizzato, nel 1492, rispettando rigorosamente il famoso canone vitruviano, simbolo dell’armonia universale e della proporzione divina, con gli stessi rapporti, cioè, di lunghezza e larghezza tra le figure. Si tratta, per gli esperti di esoterismo, degli stessi canoni egizi successivamente ripresi dai Greci e dai Romani. D’altra parte, la cappella dell’umanista Pontano sorge a poca distanza da quello che la tradizione misterica considera un “luogo di forze”, perché bagnato dalle acque di un fiume sacro, il Taglina, che scorreva proprio sotto quell’area, e fu determinante nella scelta del sito ove gli Alessandrini decisero di erigere il tempio dedicato a Iside. Ma al di là dei presunti messaggi segreti (c’è chi ha contato gli spazi contenuti tra le lesene della facciata ricavandone altre suggestioni numeriche ed esoteriche) è ai canoni universali della bellezza rinascimentale che rispondono i marmi ornamentali, le maioliche realizzate da officine napoletane, le influenze bizantine, islamiche, valenzane, nonché le figure antropomorfe e zoomorfe presenti nell’edificio.

Dopo la seconda guerra mondiale, il piccolo tempio di piperno fu utilizzato come deposito di bare da una famosa agenzia funebre la cui sede sorgeva proprio di fronte alla cappella. Una damnatio memoriae che fa tornare alla mente altri scempi consumati in passato. E c’è stato un tempo in cui l’edificio in via Tribunali venne utilizzato finanche come casa-bottega di un fruttivendolo specializzato in commercio di galline!

Di Giovanni (o Gioviano) Pontano, poeta, letterato, astronomo, cartografo e maestro assoluto dell’Umanesimo napoletano, va ricordato che fu per gran parte della sua vita al servizio dei sovrani aragonesi, fino a cadere in disgrazia quando re Alfonso II – di cui era stato precettore – fu esiliato da Napoli. Celebrato dopo la morte come campione del



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