Nella Notte by Concita De Gregorio

Nella Notte by Concita De Gregorio

autore:Concita De Gregorio [Gregorio, Concita De]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-04-09T22:00:00+00:00


Il Giornalista

Stia attenta lì, quella è la collezione originale. Sono degli anni trenta: una fortuna, aveva quella vecchia in casa, e manco lo sapeva. Sì sì, sono un po’ umidi. Li devo mettere ad asciugare, li stendo al filo. Guardi questo, questo è già asciutto. Legga le firme: Orio Vergani, Luigi Pirandello, Ada Negri. Non so se rendo l’idea. Sempre giornali si chiamano, e però, voglio dire... insomma, m’ha capito. No no, lì no, quella scatola non la tocchi. Manoscritti, è piena di manoscritti. Le case editrici li buttano, si rende conto? Non sanno dove metterli. Qui c’è un po’ più di luce, ecco. Se deve scrivere, sediamoci qui. Ah, registra? Certo, sì sì. La carta ormai non si usa più nemmeno al mercato. Ma è giusto, eh? Per carità. È giusto così. E se glie se rompe ’sto coso? Se non gli funziona lei se lo ricorda a memoria quello che sente? Tutto? No perché sennò le presto un taccuino, ecco guardi, questo è dell’Ergife, il congresso socialista del 1982. Glielo regalo. Intonso. Un cimelio. Prego. Ma si figuri.

Certo che me lo ricordo quel giorno. E chi se lo dimentica. Secondo lei io qui le giornate come le passo? A parlare da solo? Io metto in ordine. Io qui archivio. Che prima o poi a qualcuno gli verrà in mente che sta tutto scritto nelle carte. La Rete, ma de che. Vedrà se non si prendono la rivincita, le carte. Eccolo qua, il faldone. C’è pure quel giorno, qui dentro. È andata così, ora glielo racconto.

Vai un po’ a vedere, mi ha detto.

Saranno state le sette di mattina, anche prima. C’ho un po’ d’insonnia. Ero seduto in balcone a fumare, guardavo le parabole sui tetti dei palazzi davanti, la luce quando si accende nelle case degli altri e pensavo a quelli che dicono il buco nell’ozono, l’effetto serra. Devono aver ragione, qualcosa dev’essere successo, senti che afa e siamo d’aprile, pensa l’estate. Ha squillato il telefono e ho visto numero sconosciuto. Il giornale, ho pensato. Ho avuto la tentazione di non rispondere: se chiamano me è 1) perché non hanno trovato nessun altro, 2) di certo una rogna. ’Fanculo, arrangiatevi. Poi ho risposto.

Era Pinuccio Palermo, il capo della cronaca romana. Il Cinese. Se il Cinese chiama a quest’ora è un fattaccio, devono averlo buttato giù dal letto perché lui fino alle dieci è proprio proibito chiamarlo, non esiste al mondo. Attacca alle undici di mattina e stacca alle otto di sera, con due ore di pausa pranzo all’una. Sul serio. Un signore, beato lui.

Dimmi Cinese, che c’è.

Stanotte hanno ammazzato uno alla vecchia ferrovia, sotto Gustoso. Niente, un drogato. Gli avranno dato un taglio di roba marcia. Ma era di turno quella rompicoglioni della Caetani e dice che è omicidio.

E quindi cosa vuoi da me, manda uno della nera.

La scassacazzi dice che questo era l’amico di Infante, che stavano in stanza insieme nella comunità dei drogati. Ha fatto un rapporto che pare un romanzo. Te lo ricordi Infante, l’assistente di Frabotto il direttore del giornale dei preti.



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