Opinioni di un Clown by Boll Heinrich

Opinioni di un Clown by Boll Heinrich

autore:Boll Heinrich [Heinrich, Boll]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-03-22T23:00:00+00:00


14.

La vedevo venire a casa nel buio.

Nel chiarore lunare il prato rasato di fresco aveva un riflesso quasi bluastro.

Vicino al garage, dei rami appena tagliati che il giardiniere aveva accuratamente ammucchiato.

Fra la ginestra e il cespuglio di biancospino il secchio della spazzatura, pronto per essere prelevato.

Venerdì sera.

Sapeva già che odore le sarebbe venuto incontro dalla cucina: pesce.

Sapeva anche che biglietti avrebbe trovato.

Uno di Zpfner sul televisore: "Devo andare ancora d'urgenza da F. Baci.

Heribert"; l'altro della cameriera sul frigorifero: "Vado al cinema, torno alle dieci.

Grete (o Luise o Birgit)".

Aprire la porta del garage, accendere la luce: sulla parete imbiancata l'ombra di una motoretta e una vecchia macchina da cucire fuori uso.

Nel box di Zpfner la grossa Mercedes stava a dimostrare che aveva preferito andare a piedi. "Una boccata d'aria, aria, aria, prendere una boccata d'aria." Fango sulle ruote e sui parafanghi che diceva chiaramente di un viaggio nell'Eifel, discorsi, conferenze pomeridiane all'Associazione dei Giovani ("tenersi uniti, lottare uniti, soffrire uniti").

Uno sguardo verso l'alto: anche nella camera dei bambini tutto buio.

Le case dei vicini ben separate dalle doppie carreggiate di accesso e da larghe aiuole.

Uno smorto riflesso di televisori.

Là il ritorno del marito e padre in quel momento é sentito come un fastidio, persino il ritorno del figliol prodigo sarebbe un fastidio; nessuno sgozzerebbe un vitello per lui, non metterebbero neppure un pollo sulla griglia, soltanto un gesto frettoloso per indicare che nel frigorifero ci sono degli avanzi di salsiccia di fegato.

Al sabato pomeriggio si diventava tutti fratelli, quando i palloni dei bambini volavano oltre le siepi dei giardini; micini e cuccioli scappavano; palloni venivano rimandati indietro, il gattino, "oh, che carino!", oppure i cuccioli, "oh, che tesoro!", riportati al cancello o rimessi nelle mani del proprietario attraverso le aperture nelle siepi.

Contenere l'irritazione nelle voci, mai diventare personali; qualche volta soltanto lei spezzava la perfetta parabola nel cielo del vicinato e vi incideva spigoli puntuti, sempre per cose da nulla, mai per i veri motivi: un piattino che andava rumorosamente in frantumi, un pallone che rotolando spezzava dei fiori, mani infantili che gettavano ghiaia contro la vernice scintillante dell'automobile, biancheria lavata e stirata di fresco, bagnata con la pompa che serve ad annaffiare il giardino.

Allora le voci si fanno aspre, acute, quelle voci che non possono farsi aspre, acute per l'inganno, l'adulterio, l'aborto.

Ah, tu hai semplicemente delle orecchie troppo delicate, prendi qualche cosa per porvi rimedio.

Non prendere niente, Maria.

La porta di casa aperta: silenzio, un bel calduccio.

Di sopra, la piccola Mariolina dorme.

Così in fretta vanno le cose: nozze a Bonn, luna di miele a Roma, gravidanza, parto.

Riccioli bruni su un candido cuscinetto da neonato.

Ti ricordi quando ci mostrò la casa e annunciò pieno di vitalità: "Qui c'é posto per dodici bambini".

E come adesso ti guarda la mattina a colazione, quell'inespresso "Be'!" sulle labbra e gli amici sempliciotti. compagni di chiesa e di partito, che dopo il terzo bicchiere di cognac esclamano: "Da uno a dodici, ne mancano ancora undici!".

In città si comincia a sussurrare.

Sei già stata di nuovo al cinema, al cinema in un così radioso pomeriggio di sole.



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