Paranoid Park by Blake Nelson

Paranoid Park by Blake Nelson

autore:Blake Nelson [Nelson, Blake]
Format: epub, mobi
editore: MyBookLibrary
pubblicato: 2010-05-05T15:34:45.534000+00:00


Avevo tenuto qualcosa di quella sera? No. Avevo ancorai pantaloncini di Jared. Dovevo restituirglieli. E la gente sul ponte? Le due donne... non mi avevano notato. Erano troppo prese a parlare. E il tizio in bicicletta? Lui, magari, sì. Ci eravamo praticamente scontrati. E io ero lercio! Come poteva non avermi notato? Il fatto che fossi sporco, comunque, non significava nulla. Potevo anche essere un meccanico o un muratore o chissà cos'altro.

Continuai a fare avanti e indietro. Nel pieno del turbine tremendo che mi scuoteva il cervello, mi balenò di nuovo quell'idea: fa' la cosa giusta. Tornai al telefono. Presi la cornetta. Cominciai a premere i tasti. Sono un ragazzino, pensai. Ho sedici anni. I ragazzini ne fanno di cazzate. I ragazzini si spaventano. A nessuno importerà davvero che io non abbia parlato immediatamente. Dirò che non capivo quel che stava succedendo. Che c'era stata una zuffa e che poi eravamo scappati. Non lo avevamo visto morire. Non sapevamo neanche che fosse morto.

Sì, certo. Detta così, sembrava perfetta. No, agente, avrei detto. Noi l'abbiamo soltanto spintonato e poi siamo scappati, non sapevamo che fosse rimasto schiacciato sotto il treno. Quando l'ho visto al telegiornale, solo allora ho capito che dovevo telefonare immediatamente.

Okay, poteva andare. Meglio giocare a carte scoperte. Era solo omicidio colposo... Non è così che si dice quando qualcuno viene ucciso accidentalmente? Poi sono minorenne. E non ne avevo la più pallida idea! Questo era il punto. Io neanche sapevo che quel tizio era morto! Feci il numero della polizia, ma sbattei di nuovo giù la cornetta. No. E se qualcosa fosse andato storto? E se Scratch avesse pensato che l'avevo infamato? Mi avrebbe ucciso. Di certo aveva amici in prigione che mi avrebbero fatto fuori. Parlare di Scratch agli sbirri era troppo rischioso. Dovevo cercare in tutti i modi di tenerlo fuori da questa storia.

E le impronte delle scarpe? Ci saranno state sicuramente delle impronte sulla scena del delitto. E sangue. Non potevo aver perso del sangue da qualche parte? E quell'auto sportiva che mi aveva sorpassato mentre mi allontanavo sullo skate dai binari? Me n'ero completamente dimenticato.

Stavo perdendo il controllo. Dovevo calmarmi. Dovevo rimettere a fuoco la situazione e sforzarmi di ragionare. Scratch, probabilmente, era sparito da un pezzo. Aveva un vantaggio di dieci giorni. Si trovava sicuramente a migliaia di miglia di distanza, in Canada o in Messico. E poi era sveglio. Dovunque fosse, non si sarebbe mai fatto beccare.

E i testimoni? Chi altro c'era al Paranoid quella sera? I due amici di Scratch. Quei due si ricordavano di sicuro di me. Paisley, così si chiamava la ragazza. E poi c'era l'altro tipo, di cui avevo dimenticato il nome. Forse, anzi, non l'avevo mai saputo.

E io? Io gli avevo detto il mio?

No. Gli avevo detto che ero in macchina? No, avevo mentito. Gli avevo detto dove abitavo? No, neanche questo. Non gli ho detto niente perché avevo paura di loro. Non volevo che sapessero chi ero. Okay, ma si sarebbero ricordati che aspetto avevo? Probabilmente no: per loro ero un tipo del tutto regolare, uguale a un milione di altri studenti della mia età.



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