Poco O Niente. Eravamo Poveri. Torneremo Poveri by Giampaolo Pansa
autore:Giampaolo Pansa
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografico
editore: Rizzoli
pubblicato: 2012-11-26T16:00:00+00:00
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Ratavuloire
Nel 1898, lâanno di nascita di mio padre Ernesto, esistevano in Italia 1115 case di tolleranza con tanto di licenza concessa dallo Stato. E vedevano al lavoro 5244 meretrici, con una media di quasi cinque ragazze per ciascun bordello. In quellâanno, la popolazione italiana era di 30 milioni di abitanti. I casini autorizzati erano tanti o pochi? Confesso di non saper rispondere.
Dieci anni dopo, nel 1908, con una popolazione salita a 34 milioni di persone, i postriboli si erano ridotti a 882. In compenso il numero delle donne che si vendevano in quelle case era salito a 6196, con una media di sette prostitute per ciascun lupanare.
Sono dati che ricavo da un bel libro di Emilio Franzina, uno storico professionale di valore: Casini di guerra, pubblicato nel 1999 a Udine da Paolo Gaspari Editore. La sua ricerca riguarda i postriboli militari durante la prima guerra mondiale. E contiene una lunga relazione sulla vigilanza del meretricio presentata nel 1916 alla Direzione militare di sanità da un capitano medico, il professor Angelo Bellini. Lì ho trovato i dati riferiti al 1898 e al 1908, riguardanti lâintero territorio nazionale. Coincidono con le cifre pubblicate dagli Annali dellâEinaudi, volume 7, nel saggio di Giorgio Gattei: La sifilide.
Gli esperti di questi problemi ne traggono una conclusione: i postriboli erano diminuiti per il diffondersi della prostituzione libera. Il numero delle cosiddette âmeretrici girovagheâ o âvagantiâ stava crescendo per un complesso di motivi. Il più importante era che lâimmoralità pubblica dilagava a causa di un costume sessuale sempre più libero.
Ma esistevano anche ragioni pratiche. Mentre città come Napoli e Milano vantavano un numero alto di casini, non tutti i centri minori disponevano di una casa di piacere autorizzata. E quando il postribolo esisteva, era soggetto a regole che non ne agevolavano lâingresso.
Anche lâorario stabilito dalle autorità risultava mal combinato. Le case aprivano alla clientela alle 12.30, ma chiudevano alle 22.30. Troppo presto per i consumatori più giovani che, a quellâora, non si sognavano certo di ritirarsi in casa per andare a nanna.
Era dunque fatale che le libere professioniste, ovvero le femmine da marciapiede, avessero campo libero. Il loro mestiere prosperava soprattutto nelle città più floride dal punto di vista economico. E dunque con un tessuto sociale dinamico e vivace. Proprio di una comunità che usciva dai tempi più duri: quelli della fame, della cinghia tirata e dei pochi denari in tasca.
Allâinizio del Novecento, anche la città di Ernesto stava entrando in un periodo dâoro. Nascevano le industrie, soprattutto quelle legate alla produzione del cemento. Il commercio fioriva. I traffici si moltiplicavano. I poveri restavano tanti. Ma i benestanti, o quelli che sembravano tali, crescevano di numero.
Lâinsieme ricordava un grande vaso di miele. Capace di attirare i mosconi e le mosche: i signori che cercavano un poâ di spasso dopo un viaggio di lavoro e le donne che campavano su questa voglia.
In città esistevano molti alberghi e tante locande. Gli hotel più noti erano una decina. Lâelenco si apriva con il Grande Albergo della Rosa Rossa, quello di lusso.
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