Possessione. Una storia romantica by A.S. Byatt

Possessione. Una storia romantica by A.S. Byatt

autore:A.S. Byatt [Byatt, A.S.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2006-01-14T23:00:00+00:00


- Non ho detto questo. Stavo dando prova di lungimiranza e risolutezza. Sarò felice di portare il vostro anello.

Le tolse il piccolo guanto bianco e infilò la vera accanto al bell’anello con la pietra verde, così che i due rimasero vicini. Le andava bene, anche se era un po’ largo. Avrebbe voluto dire qualcosa - con quest’anello io ti sposo, con il mio corpo io ti adoro

- ma queste parole buone e vere erano doppiamente inganne-voli verso due donne. La loro muta presenza restò nell’aria. Afferrò la piccola mano e se la portò alle labbra. Poi tornò ad ap-poggiarsi al sedile e rigirò pensosamente il guanto tra le mani, ridando forma alle morbide sacche di pelle, una a una, lisciando le loro grinze sottili.

Fin dalla partenza da Londra era stato violentemente turbato dalla realtà della presenza fisica di lei nell’inaccessibile angolo opposto. Per mesi era stato posseduto da fantasie su di lei. Era stata distante e irraggiungibile, una principessa nella torre, e tutto il lavoro della sua immaginazione era stato dedicato a renderla presente, nella sua interezza, alla propria mente e ai propri sensi, la sua vivacità e mistero, la sua bianchezza, che faceva parte del suo forte magnetismo, e la luce verde di quegli occhi pe-netranti o imperscrutabili. La sua presenza era stata inimmaginabile o, più esattamente, solo da immaginare. Invece eccola qui, e lui era impegnato a osservare i modi in cui somigliava, o diffe-riva, dalla donna che aveva sognato, cercato nel sonno, per la quale avrebbe lottato.

In gioventù era stato profondamente colpito dalla storia di Wordsworth e della solitaria ragazza dell’altopiano; il poeta ne aveva sentito il canto ammaliatore, ne aveva ascoltato tanto quanto gli bastava per i suoi versi immortali, e si era rifiutato di sentirne di più. Lui, aveva scoperto, era diverso. Era un poeta affamato di informazioni, fatti, dettagli. Niente era troppo banale Per interessarlo, niente era trascurabile; potendo, avrebbe registrato ogni increspatura su una distesa melmosa a riprova del la-vorio invisibile di vento e marea. Così ora il suo amore per questa donna, intimamente conosciuta e del tutto ignota, era avido di informazioni. La studiava. Esaminava i pallidi boccoli sulle tempie. Il loro lucido oroargento sembrava possedere una sfumatura, un accenno di verde, non il verde rame della decompo-sizione, ma un pallido verde-linfa di vita vegetale, che striava i capelli come corteccia argentea di giovani alberi, o ombre verdi in verdi trecce di fieno novello. E gli occhi erano verdi, verde bottiglia, verde malachite, verde nebuloso d’acqua di mare agitata e torbida di sabbia. E sopra, le ciglia, d’argento, ma abbastanza folte da costituire una presenza visibile. Un viso non indulgente. Non c’era indulgenza in quel viso. Un viso dal taglio regolare, non bello, piuttosto marcato, così che le tempie e gli zigomi obliqui erano pronunciati e nettamente ombreggiati, ombre azzurrine, che nell’immaginazione lui sfumava sempre anche di verde, ma non era così.

Se amava questo viso non indulgente, era perché era netto, espressivo e risoluto.

Vedeva, o gli sembrava di vedere, come tali qualità



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