Proibito by Jodi Ellen Malpas

Proibito by Jodi Ellen Malpas

autore:Jodi Ellen Malpas [Malpas, Jodi Ellen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa erotica
ISBN: 9788822722683
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-06-24T16:00:00+00:00


Capitolo 15

Mi rannicchio sul divano sotto la coperta e fisso il muro. Sono all’inferno e sono in paradiso. Sto volando e sto affogando. Non posso voltargli le spalle. È così semplice, sebbene così orrendamente complicato. Forse il senso di colpa è qualcosa a cui dovrò abituarmi. Per lo meno, è grazie a esso che so di avere una coscienza. È una magra consolazione, e forse è irrilevante, poiché non ho intenzione di ripulirmela. Ciò vorrebbe dire non avere Jack, e questa non è un’opzione contemplabile. Mi sono innamorata intensamente, velocemente e furiosamente. È stato inarrestabile. Mi sono finalmente innamorata di un uomo – un uomo proibito. Un uomo che non mi spetta.

Nel tentativo di impedire alla mia mente di rimuginare su una tale situazione di merda, afferro il portatile e provo a concentrarmi sul lavoro. Mi metto all’opera, iniziando una ricerca sulla zona di Blackfriars dove la Brawler’s ha comprato il terreno e, mentre prendo una montagna di appunti, la mia visione dell’edificio si fa sempre più definita.

Quando sento dei colpi leggeri alla porta controllo l’orario, sorpresa di aver lavorato assiduamente per quasi tre ore. Aprendo, trovo Jack con un’aria nervosa, e sembra visibilmente sollevato nel vedermi.

«Non dovresti essere da qualche altra parte?», gli chiedo tenendo la porta aperta.

«Stai bene?». Non sembra offeso dal fatto che gli ho ricordato di avere un appuntamento romantico a cena con la moglie.

Scuoto la testa e mi trema il labbro. Questa è un’altra cosa che mi sono ripromessa. Mi sono detta che d’ora in poi non avrei più pianto davanti a lui, ma mi sento troppo tesa, disperata ed esausta per combattere. Ero al settimo cielo, adorata da Jack sulla sua scrivania, e poi mi sono ritrovata nell’ultimo girone dell’inferno, chiusa in un ripostiglio nel suo ufficio a fare a pugni con la mia coscienza. Il conflitto mi sta già logorando. Una lacrima solitaria mi scende sulla guancia e mi cade sul braccio. «Scusa», mi lamento debolmente, distogliendo lo sguardo da lui. Sembra abbattuto, tanto esausto e senza speranza quanto me.

«Dio, Annie». Mi viene incontro, chiudendosi la porta alle spalle, e mi avvolge fra le braccia, tirandomi a sé. So che non dovrebbero, ma il suo calore e questa vicinanza mi tranquillizzano, mi fanno sentire al sicuro e intoccabile. Come se valesse la pena affrontare ogni mio trauma se alla fine lui mi tiene stretta così. Mi bacia in testa, odorandomi i capelli. «Dovrei chiederti scusa io. Non avrei mai dovuto metterti in quella situazione».

Forse ha ragione, ma sono stata io a non rifiutarmi di essere trascinata nel suo ufficio. Non ho detto di no né l’ho respinto. Trascorrere con lui ogni tanto, quando possibile, momenti rubati è il modo per portare avanti questa situazione, e quello di prima è stato uno di quei momenti. Un momento fantastico… finché non è arrivata la moglie. «Dov’è Stephanie?», chiedo piano.

«Dai suoi». Si allontana e mi prende per mano, guidandomi in cucina. Dai suoi? E che ne è della cena con il marito?

«Siediti», mi ordina gentilmente Jack, muovendosi in cucina con disinvoltura.



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