Promettimi che imparerai a nuotare by Tommaso Fusari

Promettimi che imparerai a nuotare by Tommaso Fusari

autore:Tommaso Fusari [Fusari, Tommaso]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-09-14T12:00:00+00:00


22

2016

La prima chemioterapia è una di quelle cose che non vorresti mai sentirti raccontare. Soprattutto quella endovenosa. Esiste anche la chemio orale, ti danno delle capsule o delle compresse. Quella endovenosa è un’agonia, e non perché si provi dolore o ci siano effetti collaterali immediati. È un’agonia perché ti senti un soprammobile, un portaombrelli, una poltrona, mentre l’infermiera davanti a te procede con la verifica del dosaggio e la dissoluzione, agita un flacone facendolo ruotare lentamente per evitare che si formi schiuma, preleva il liquido con un ago e ti infila la flebo in un braccio. Indossa guanti, mascherina, grembiule medico e occhiali protettivi, sembra venire da un altro pianeta. Rimani con questo tubicino che ti esce dal braccio e che è collegato a una sacchetta trasparente.

Intorno a te ci sono persone che sguazzano nella tua stessa merda. Alcune sono accompagnate da un parente, un amico, un compagno. Altre sono completamente sole, leggono una rivista con una mano mentre l’altra rimane ferma sul bracciolo.

La prima volta che entrarono in quel posto ebbero paura.

C’era anche Roberta.

Quando persino i genitori hanno paura è come se il buio diventasse ancora più buio.

Quando da piccolo sali per la prima volta sulle montagne russe pensi che non potrà succederti niente se c’è tua madre o tuo padre con te. Così come quando vedi un film dell’orrore, o quando il primo giorno delle medie non conosci nessuno perché tutti i tuoi compagni delle elementari sono andati in una scuola diversa dalla tua, oppure quando metti la macchina in moto per la prima volta: fa tutto meno paura con un genitore accanto. Lì no. Quel posto era una specie di buco nero della felicità, risucchiava ogni tentativo di sorridere, ogni piccola e stupida speranza, qualsiasi progetto. Gli infermieri sembravano degli automi privi di empatia e sentimenti: ti facevano accomodare su una sedia, ti infilavano la flebo e ogni tanto venivano a controllare. Niente di più.

Ma Claudia non era colpita dalla mancanza di empatia del personale, perché pensava che se quel lavoro fosse toccato a lei e avesse lasciato che le emozioni varcassero quella porta non sarebbe arrivata a fine giornata. È una sofferenza sentire le persone che parlano durante la chemioterapia. Ogni progetto non si spinge mai oltre la settimana successiva, hanno una specie di linea di demarcazione temporale oltre la quale non gli è consentito andare. Non vogliono farlo. Una delle cose che temi di più quando inizi un ciclo di chemioterapia sono gli effetti collaterali. A volte spaventano più della malattia stessa.

Alessandro quel giorno entrò guardando per terra, stavano tutti seduti, in silenzio. A volte si provava a conversare, ma erano pezzi di frasi assemblati male, un argine troppo debole per contrastare ciò che stavano vivendo. Si sentivano spaesati come quando sei l’ultimo arrivato in un gruppo consolidato da anni e hai sempre l’espressione di chi spera che qualcuno venga a parlarti, a conoscerti. Quelli che venivano da soli facevano più compassione, come se fossero stati abbandonati da tutti, lasciati a morire, a correre contro il tempo.



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