Regime alimentare: Pesca intensiva e allevamenti industriali: le conseguenze delle nostre cattive abitudini a tavola by Richard Oppenlander

Regime alimentare: Pesca intensiva e allevamenti industriali: le conseguenze delle nostre cattive abitudini a tavola by Richard Oppenlander

autore:Richard Oppenlander [Oppenlander, Richard A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Business & Economics, Development, Sustainable Development, Political Science, Public Policy, Environmental Policy, Industries, Agribusiness
ISBN: 9788861909854
Google: MvUtDwAAQBAJ
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2017-08-30T22:00:00+00:00


Informare con prudenza

Non smuovere le coscienze

«Il più grande ostacolo alla scoperta non è l’ignoranza ma l’illusione della conoscenza.»

Daniel J. Boorstin

Il depauperamento globale si produrrà perché il pianeta non è in grado di sopportare che un numero elevato di individui continui a reiterare ancora a lungo certi comportamenti. Il problema non è tanto il numero eccessivo di abitanti, quanto l’insieme delle loro azioni ai danni del pianeta. A peggiorare il tutto contribuisce il fatto che i soggetti e le istituzioni che sarebbero nella posizione d’informare l’opinione pubblica e reindirizzarla, sradicando le abitudini consolidate, non fanno niente di tutto ciò. Per due ragioni principali: perché non hanno conoscenze sufficienti, benché lascino intendere il contrario; e perché a causa di una serie di fattori – politici, culturali, sociali, legali, economici – tengono nascosta la verità. Il più delle volte hanno una formazione specialistica in forza della quale esercitano un’influenza incisiva anche in altri ambiti di loro non stretta competenza. Se ricoprono posizioni di spicco non è perché sono più intelligenti di noi o hanno abilità che noi non abbiamo. Sicuramente sono arrivati a ricoprire quelle posizioni grazie al loro talento e alle loro conoscenze, ma se riescono a esercitare la loro influenza è anche per altre ragioni. Prima fra tutte quella di possedere una risonanza mediatica attraverso cui possono esprimersi e influenzare un vasto pubblico. Talvolta ciò è positivo, ma nella maggior parte dei casi le conoscenze che diffondono sono parziali o, peggio, nascondono secondi fini. Ed è per questo che spesso non abbiamo un’informazione adeguata nemmeno su questioni di vitale importanza. Mi riferisco a figure di diverso tipo, ma le prime che mi vengono in mente sono i giornalisti, gli autori di bestseller, gli attori e soprattutto gli opinionisti televisivi, i politici, oltre a quelle organizzazioni e a quelle figure che godono di grande credito, come medici, dietisti, aziende e istituzioni. Purtroppo è da queste figure che traiamo fino al 99 per cento delle informazioni. Alcuni ospiti di talk show, come Oprah Winfrey, sono tenuti in una considerazione tale che tendiamo a prendere per buono qualsiasi loro suggerimento, che riguardi un libro, un film o un candidato presidenziale. Ma attenzione: queste persone così in vista non possono dire niente di pericolosamente controverso, soprattutto riguardo all’alimentazione. Se dessero voce ad affermazioni che potrebbero ledere le industrie della carne, del latte e della pesca o intaccarne la nostra dipendenza, rischierebbero la carriera. Perciò queste personalità influenti devono mantenere un profilo basso e non agitare le acque.

Da una quarantina di anni a questa parte, in molti si sono informati sugli effetti deleteri del consumo di prodotti di origine animale, arrivando alle medesime conclusioni: la domanda di animali per il consumo alimentare non è salutare né sostenibile. Quasi tutti ci sono arrivati prendendo in esame un particolare aspetto del problema: la salute umana, l’inquinamento, l’impoverimento del suolo, l’uso dei raccolti e del mangime, le risorse idriche, i diritti degli animali o altro. Per esempio, trent’anni prima che la American Dietetic Association ammettesse i vantaggi per la



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