Regina di sangue. La vera storia di Lady MacBeth by Joanna Courtney

Regina di sangue. La vera storia di Lady MacBeth by Joanna Courtney

autore:Joanna Courtney [Joanna Courtney]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788865597705
editore: Neri Pozza Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


22.

Forteviot, maggio 1039

«Durham!» gridò Sibyll. «Perché Durham?»

Si era già felicemente messa a letto, accanto a Duncan, ma il suo annuncio casuale riguardo all’intenzione di dichiarare guerra le aveva fatto perdere del tutto il sonno.

«Perché tuo fratello vuole Durham, non è così?»

«Ward? Certo che la vuole. È la chiave per avere la Northumbria, ma questo che cos’ha a che fare con noi?»

«Tutto. Se Ward ha Durham, noi avremo un alleato appena oltre il confine. Il Lothian sarà al sicuro e non dovremo preoccuparci di attacchi da sud».

«Solo di quelli da nord?»

«Sì. Macbeth non si è fatto sentire, ma non durerà. Sta aspettando qualcosa, anche se non so cosa».

«Forse che tu ti faccia ammazzare attaccando Durham?» suggerì in tono cupo Sibyll. «Ci sei stato, Duncan?»

«No, lo sai».

«Be’, io sì... È una città formidabile, fortificata innanzitutto dalla roccia naturale su cui sorge, e in secondo luogo da mura alte e spesse. Un attacco è praticamente impossibile».

«Mio nonno l’attaccò nel Millediciotto».

«Tuo nonno sferrò un attacco fuori Durham... Non conquistò mai la città».

«Allora, se ci riuscirò, vorrà dire che sarò stato più bravo di lui».

«Ma non ce la farai. Nessuno...»

Duncan balzò fuori dal letto.

«Adesso basta, moglie. Che cosa ne sai tu della guerra?»

«So che in pochi tornano vivi. Troppo pochi. Duncan, ti prego...» Si alzò anche lei, e lo raggiunse. Le guance pallide di lui adesso erano paonazze, gli occhi si muovevano inquieti per la stanza: «Perché devi per forza attaccare qualcuno?»

Evitò lo sguardo di lei. Allungò una mano e prese una candela dal candeliere a muro, e la tenne davanti a sé, illuminando l’altro palmo, apparentemente intento a esaminare linee e solchi che si intersecavano sulla sua pelle. Era stato così troppo spesso, di recente, soprattutto quando erano lontano da Dunkeld, come capitava di frequente poiché un re doveva visitare le varie residenze per andare a trovare il suo popolo. Le mancava la bella abbazia che era stata felice di chiamare casa, ma a Duncan mancava anche di più e la preoccupava il suo stato mentale. Gli mise una mano sul braccio e lui sussultò.

«Sibyll?» fece, quasi avesse dimenticato che era lì.

«Vieni a letto, marito».

«A letto? Sì. Aye, molto bene». Vi si lasciò portare, ma poi si fermò. «Devo attaccare, Sibyll, per dimostrare che sono degno della corona. È tradizione».

«Dimostrerai meglio il tuo valore con un governo saggio e stabile, come quello che hai garantito in questi ultimi cinque anni, no?»

Duncan rise.

«Se soltanto fosse così. Un re deve apparire forte».

«Ma ci sono altri modi per mostrare la propria forza, per i quali non bisogna brandire una spada».

«Può darsi».

«Chi ti ha parlato, Duncan?»

D’un tratto, le rivolse un’occhiata tagliente.

«Re Malcolm, mio nonno».

«Duncan, Malcolm è morto».

Le rispose con un verso sprezzante.

«Questo lo so, Sibyll. Non sto perdendo il senno. Intendevo dire che me lo disse prima di morire. Mi chiamò al suo capezzale e mi rivelò che un buon re deve rischiare tutto, per ottenere di più».

Sibyll sospirò.

«Lo ha detto anche a me, ma non sono d’accordo, Duncan. Un buon re dovrebbe pensare a mantenere quello che ha, e non rischiarlo scioccamente per puntare a un guadagno che non è necessario».



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