SAS 35 Roulette Cambogiana by Gérard De Villiers

SAS 35 Roulette Cambogiana by Gérard De Villiers

autore:Gérard De Villiers [Villiers, Gérard de]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


Malko non rispose. Se riusciva a scagliare la scatola verso il suo avversario, aveva una minima. probabilità di cavarsela gettandosi a terra. Ma Jim Miller avrebbe avuto tutto il tempo di crivellarlo di proiettili.

Visto che il silenzio si prolungava, l’americano interpellò in cambogiano il bonzo.

Questi abbandonò il suo fornello e sgusciò fuori dalla capanna senza nemmeno uno sguardo per Malko. Miller indietreggiò a sua volta verso la porta, con la Colt sempre puntata su Malko.

— Furbastro, eh? — sibilò. — Il trucco della bomba me l’hanno fatto almeno venti volte. Avresti fatto meglio a non incaricarti delle commissioni di quel fesso di Hal Davidof.

Uscì, lasciando aperta la porta.

Indietreggiò passo passo verso un grande pilastro di legno, distante cinque o sei metri dalla capanna.

— Che cosa fate? — domandò Malko.

— Piantala — fece placidamente Miller. — Mi metterò dietro a questo pilastro.

Dopo di che potrai aprire il tuo coso. — Rise. — Se non lo apri, ti giuro che ti sparo tutto il caricatore nella pancia. A te la scelta…

Indietreggiò lentamente e scivolò dietro il pilastro senza perdere d’occhio Malko, lasciando sporgere solo l’avambraccio e la Colt. Malko non si era mosso. Furibondo contro se stesso. Si era cacciato in una situazione senza vie d’uscita.

Se apriva la scatola di cartone, si suicidava. Se non l’apriva, Miller lo avrebbe ucciso. A così breve distanza, non aveva la minima speranza di sfuggire alle pallottole della 45.

— Forza! — gridò l’americano. Malko non si mosse. L’altro tornò a gridare.

— Conto fino a cinque.

E cominciò a contare ad alta voce. Malko pensò ai corpi dilaniati dagli obici da 105 di cui aveva visto le foto. Tutto sommato era meglio affrontare i proiettili della Colt. Spostò lo sguardo verso il pilastro dietro al quale si era nascosto l’americano.

Sporgeva solo il braccio armato…

La morte sarebbe scaturita dalla canna della Colt. Malko sospirò e cercò un pensiero sereno. Né il castello di Liezen, né Alexandra lo avrebbero rivisto più. Gli si formò un nodo alla gola. Si drizzò nell’udire Miller urlare:

— Tre… Quattro…

Seguì una frazione di secondo di silenzio, insopportabile. La voce sprezzante di Miller urlò:

— Cinque, fesso!

Lo sparo della Colt lo fece sobbalzare. Con tutti i muscoli tesi, Malko aspettava l’impatto. Ci fu un secondo sparo. Istintivamente SAS rotolò su se stesso fuori dal riquadro della porta, ma le leggere pareti non lo proteggevano affatto.

Appiattito sulla stuoia, lontano dalla porta, attese col cuore in gola di vedere apparire Miller.

Poiché non succedeva nulla, pensò che l’americano lo aspettasse all’uscita, per abbatterlo con maggiore tranquillità. Era nel suo stile. Le due pallottole le aveva sparate solo per spaventarlo… Ora, l’altro si divertiva. Alle orecchie di Malko giunse un rombo metallico, che si amplificò e divenne assordante. Proveniva dalla rotonda ai piedi del Vat Phnom. Veicoli a cingoli.

— Malko!

La voce aspra e ben nota dominò il fracasso dei mezzi blindati. Malko credette di sognare. Era la voce di Monivanh! La cinese tornò a chiamare:

— Malko!

SAS si precipitò fuori dalla porta. Bruscamente assordato. Una colonna di M113

diretta al fronte sfilava ai piedi del Phnom con uno spaventoso baccano di ferraglia che copriva tutti gli altri rumori.



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